Confindustria Enna sciolta definitivamente

Enna. Con una riunione lampo che si è svolta negli uffici dell’ ex consorzio Asi di Dittaino  è stata sancita la definitiva chiusura della Confindustri di Enna, che sino a qualche anno fa era la più attiva e la più numerosa del Centro Sicilia, oltre ad avere un rappresentante a livello regionale nella persona dell’avvocato Nino Grippaldi, responsabile regionale del settore agroalimentare, che di fatto è stato l’ultimo presidente di Confindustria ennese. La procedura di scioglimento si era allungata a causa del possesso dei locali di viale Diaz, acquistati nel periodo d’oro della Confindustria Enna intorno al 2001, si è risolta  grazie alla vendita fatta all’ex vice presidente provinciale di Confindustria dottor Zingarella, imprenditore nel settore edile, già socio del professor Gaetano Rabbito, ex presidente dell’Asi e del ragioniere Gulino, titolare di Altecoen. Nel 2011 si verificarono le dimissioni dell’avvocato Nino Grippaldi, perché le stesso aveva preso una posizione ferma  contro la ipotesi di realizzazione di una megadiscarica progettata dall’allora presidente di  Confindustria Agrigento, Catanzaro, che gestisce la maggior parte delle discariche nella Sicilia Centro-occidentale. La presa di posizione di Grippaldi  ed il movimento popolare che si scatenò attorno alla creazione di questa discarica nel centro del granaio della Sicilia, comportò polemiche, critiche e contrasti molto forti all’interno di Confindustria tanto è vero che l’avvocato Grippaldi si dimise e da lì incominciò il declino di Confindustria ennese, che prima fu commissariata e poi letteralmente chiusa con la scusa che si era creata Confindustria del Centro Sicilia.

“La chiusura di Confindustria – ha dichiarato Nino Grippaldi – è l’epilogo che chi ha mosso le fila, i cosiddetti “Poteri Forti”, avevano prefigurato sin dall’inizio. Tutto ha avuto inizio dal nostro rifiuto a farci complici della soppressione del Consorzio Asi (che poi è avvenuta lo stesso) e della Camera di Commercio (ancora da anni manca il presidente ed il consiglio camerale). Ancora oggi certi metodi in Sicilia sono ben radicati dalla cultura del potere. Chi non si allinea viene buttato nel tritacarne, con media compiacenti pronti ad infangare con invettiva e false accuse, tutto per realizzare i progetti di chi, ignorando ogni regola democratica, punta ad acquisire potere e controllo economico”.