Valguarnera, Carabinieri commemorano due militari uccisi in servizio

Valguarnera CarabinieriValguarnera. Sabato 25 Gennaio 2014 presso la Chiesa di San Giovanni Bosco, i Carabinieri della Compagnia di Piazza Armerina hanno commemorato le figure di due Carabinieri valguarneresi morti nell’adempimento del dovere. Si tratta del Colonnello Emanuele Tuttobene e del Carabiniere Giuseppe Barbarino.
La messa in suffragio è stata officiata dal Vicario dela Diocesi di Piazza Armerina, Mons. Giovanni Bongiovanni che ha concelebrato con padre Berrittella.
Alla cerimonia, oltre ai familiari del Colonnello Emanuele Tuttobene e del Carabiniere Giuseppe Barbarino, erano presenti il Sindaco pro–tempore del Comune di Valguarnera Caropepe, Sebastiano Leanza, il Capitano Scotto di Carlo Rosario, Comandante della Compagnia della città dei mosaici, una nutrita rappresentanza di Carabinieri in servizio e di personale dell’Associazione Carabinieri in Congedo di Enna, studenti delle scuole di Valguarnera e cittadini comuni.

Il Colonnello Emanuele Tuttobene, terzo di cinque figli, nato a Valguarnera il 31 luglio 1923, nel 1950 si è arruolato nell’Arma; lo si ricorda come un militare serio, esemplare, generoso, cordiale e pieno di vita, fervente seguace della Legge, dello Stato e delle sue Istituzioni.
Transitato nel 1953 nel servizio permanente, ha subito comandato reparti di prestigio in Piemonte, Calabria e Liguria ove, per ultimo, ha ricoperto il delicato quanto impegnativo incarico di Capo Ufficio Operazioni del Comando della Legione Carabinieri di Genova.
Erano le ore 13.15 del 25 gennaio 1980 quando, mentre si trovava di servizio a bordo di autovettura condotta dall’Appuntato Antonio Casu, veniva fatto segno mortalmente, unitamente al militare autista, da colpi di pistola esplosi da un gruppo di terroristi.
L’agguato venne subito rivendicato dalle Brigate Rosse come un atto criminoso di odio contro gli uomini e gli apparati dell’antiterrorismo.
Genova, negli anni ’70 e ’80, è stata “terra” di offensiva da parte dei nuclei eversivi per colpire “uomini dello Stato”. Ricordiamo il rapimento del Sostituto Procuratore della Repubblica Mario Sossi, nonchè l’uccisione del Procuratore Generale Francesco Coco e dei suoi uomini di scorta.
L’Ufficiale era ritenuto dai terroristi “…il Comandante di una struttura di spionaggio dei Carabinieri, in strettissimo rapporto con la N.A.T.O.” collegato ai Nuclei Speciali del Generale Carlo Alberto DALLA CHIESA.
Il Colonnello Tuttobene ha lasciato la moglie Giuseppina ed i figli Mario di anni 22 e Claudia di anni 12.
Il Presidente della Repubblica, l’8 maggio 1981, ha concesso all’Ufficiale la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Il Carabiniere Giuseppe Barbarino era nato a Valguarnera il 31 luglio 1933, secondo di quattro fratelli. Ha qui trascorso la sua infanzia fino alla data di arruolamento nell’Arma dei Carabinieri avvenuta il 2 ottobre 1954 con l’incorporamento alla Scuola Allievi di Roma.
Durante la sua carriera ha prestato servizio alle Stazioni Carabinieri di Monfalcone (GO), Saluzzo (CN), Cuneo, ai Battaglioni Carabinieri con sede a Milano e Torino nonché per ultimo, sempre nel capoluogo piemontese, al Nucleo Tribunali e Traduzioni.
Il 25 gennaio 1971, nel corso di un servizio di traduzione detenuti partito dalla Stazione Ferroviaria di Torino Porta Nuova, nel tratto tra Frugarolo e Novi Ligure in provincia di Alessandria, due pericolosi detenuti, a mezzo di artificioso stratagemma, riuscivano ad impossessarsi delle armi di due militari della scorta. Il successivo tentativo di fermare i fuggitivi, dopo una breve trattativa, si concludeva tragicamente. Nel conflitto a fuoco che seguiva, il Carabiniere Giuseppe Barbarino, unitamente a due commilitoni, rimaneva ucciso, mentre un quarto milite rimaneva ferito. Al suolo rimanevano anche i due malfattori.
Il Carabiniere Barbarino ha lasciato la moglie Lucia e i due figli Margherita di anni 6 e Luca di anni 5.
Per il fatto di sangue, con decreto Presidenziale dell’8 maggio 1971, è stato decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare.

I due militari dell’Arma, caduti per fatti di diversa natura, lavoravano con sacrificio per ideali comuni, mirati al mantenimento nel nostro Paese della libertà e della legalità democratica.