ARS. I lavori d’Aula sono stati rinviati a mercoledì 12 febbraio 2014 alle ore 16 con il seguente ordine del giorno:
1) “Istituzione dei liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane.” (Seguito)
2) “Norme transitorie in materia di proroga delle gestioni commissariali provinciali.” (Seguito)
3) “Ineleggibilità ed incompatibilità degli amministratori dei liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane.” (Seguito)
“Non prevedere un numero fisso di Liberi consorzi di Comuni, lasciando aperta la possibilità che se ne creino di nuovi sulla base della contiguità territoriale e del numero minimo di 150 mila abitanti, è di per sé un fatto pericoloso che rischia di invalidare gli importanti effetti attesi della riforma delle Province”. Lo sostiene il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro. Secondo Pagliaro “anzicchè semplificare si rischia il proliferare dei Consorzi, anche perché la soglia di 150 mila abitanti indicata è troppo bassa, cosa che certamente farebbe venire meno quegli obiettivi di efficienza, di economie di scala e di risparmio che la riforma delle province dovrebbe perseguire”. Per il segretario della Cgil “rispondere alle aspirazioni dei territori significa metterli nelle condizioni di avere istituzioni efficienti, in grado di promuoverne lo sviluppo e l’occupazione. Invece abbiamo tutta la sensazione –conclude – che il principio del mantenimento dei centri di potere stenti a lasciare il passo a pratiche più produttive”.
“Un pastrocchio, che rischia di portare a un vero pateracchio con effetti deleteri sul piano economico e sociale”. Pertanto, “si fermi tutto. Si trovi un accordo politico sulla proroga dei commissari. E si vada verso un disegno coerente, organico, funzionale, sulla base del confronto con l’Anci, con l’università, con le forze economiche e sociali”. La Cisl Sicilia boccia il testo di riforma delle province che sarà discusso all’Ars tra qualche ora. “Il superamento degli enti intermedi è già nato male – scrive il sindacato guidato in Sicilia da Maurizio Bernava – dettato più da esigenze d’immagine e clientelari che da attenta visione strategica. Adesso, il pastrocchio rischia di diventare un vero e proprio pateracchio. Che, oltretutto, finisce col moltiplicare gli enti intermedi facendo lievitare inefficienza e costi”. “Né ci sono ormai – sottolinea la Cisl – le condizioni per realizzare un riordino amministrativo che risponda al disegno di efficacia e organicità necessario nel contesto di declino economico-sociale e di crisi di funzionamento della macchina amministrativa”. Per la Cisl, “un lungimirante disegno di riordino dovrebbe realizzare criteri di economicità, efficacia dei servizi e dovrebbe agevolare lo sviluppo locale”. Pertanto, “fermate tutto”, si legge nel documento con cui il sindacato si rivolge a governo e Ars. Per la Cisl, “va subito adottata una norma di proroga dei commissari, in vista di una riforma autentica, che: individui con certezza le aree metropolitane; incentivi l’unione dei comuni per la gestione dei servizi; ridefinisca il rapporto tra Regione ed enti locali in vista di un serio superamento delle province”.
“E’ importante, prima di tutto, garantire un futuro al personale dipendente delle Province e degli enti ad esse collegate e chiarire subito le funzioni che dovranno svolgere i nuovi Consorzi dei Comuni. Non ci appassiona, ma anzi va chiusa al più presto, una discussione tutta politica su ambiti e meccanismi elettorali”. Lo dice Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, che aggiunge: “Adesso è necessario capire come saranno gestiti i servizi svolti oggi dalle Province come ad esempio il servizio idrico o quello della raccolta dei rifiuti, i servizi sociali e la manutenzione delle scuole e strade. Tutti servizi indispensabili per cittadini, imprese e per il benessere della nostra Isola. Per questo è opportuno – conclude il leader della Uil – che si provveda a grandissima velocità a superare le questioni relative ad equilibri politici ed elettorali e mettere finalmente mano alla riforma e alla gestione del territorio”.
Il Partito Democratico della Provincia di Enna sulle legge di riforma delle Province siciliane intende esprimere in maniera ferma il proprio giudizio negativo sulla proposta “romana” approdata in questi giorni all’ARS. Una nuova architettura istituzionale in Sicilia, dovrebbe guardare con lungimiranza al potenziamento delle funzioni decentrate nei territori, favorendo una maggiore competitività dei territori stessi su scala nazionale ed europea, sia in contesti metropolitani che in ambiti extrametropolitani. La scelta operata, dietro lo sterile e probabilmente non veritiero dibattito sulla riduzione della spesa pubblica, sembra accontentare solo equilibri campanilistici legati a singoli protagonisti della vita politica regionale. Il Pd della Provincia di Enna denuncia il rischio che, scelte avventate, possano produrre un aumento dei centri di spesa senza migliorare il ruolo e le funzioni degli enti intermedi. Sarebbe più opportuno che l’Assemblea affrontasse una discussione sulla redistribuzione dei poteri e sulla riorganizzazione delle competenze tra gli enti territoriali dello stato, snellendo l’elefantiaco apparato burocratico della Regione Siciliana e avvicinando ai territori i centri decisionali e di programmazione. La non chiara previsione delle caratteristiche e delle modalità di composizione dei consorzi, non basata sulla definizione delle competenze dell’ente intermedio e delle conseguenti modifiche innescate verso l’alto, nella Regione, e verso il basso, nei Comuni, rischia tra l’altro di produrre una frammentazione delle identità territoriali faticosamente costruite nei decenni passati, innescando meccanismi di competizione campanilistica tra i comuni che vorranno insinuarsi tra le crepe di una legislazione incompiuta e un vero caos istituzionale. Infatti, abolendo sia il limite massimo di consorzi da costituire che i vincoli che i comuni dovranno rispettare prima per uscire dai consorzi attuali, si profila una condizione di confusione e indeterminatezza che difficilmente potrà essere gestita, e che darà sfogo ad ingovernabilità e propaganda. Le modalità di individuazione delle modalità di elezione degli organismi di governo, deve essere conseguente alla definizione delle competenze e delle funzioni e garantire il processo democratico di espressione del voto da parte dei cittadini.