Enna. L’ex casa Sant’Antonio Abate di Pergusa succursale del “Centro di accoglienza Santa Lucia”?

Sant’Antonio Abate pergusaEnna. L’ex casa di riposo Sant’Antonio Abate, ubicata all’interno dell’imponente struttura dell’ex Villaggio del fanciullo di Pergusa, che mesi fa è stata sottoposta a sequestro e chiusa a causa della grave accusa di maltrattamenti ai ricoverati, potrebbe diventare una succursale della casa di riposo “Centro di accoglienza Santa Lucia” che così soddisferebbe le numerose richieste di tanti anziani che ambiscono di essere ospitati perché da tutti riconosciuta come struttura di eccellenza. A darcene conferma è padre Vincenzo Seidita, responsabile delle strutture francescane della Sicilia, che in questi giorni si trova a Enna per un primo incontro interlocutorio con il commissario straordinario del’Ibab Santa Lucia, Mario Tedesco. “Si –dice padre Vincenzo- ci dobbiamo incontrare con il commissario Tedesco per discuterne, considerato che la struttura è stata dissequestrata e quindi ritornata nella nostra piena disponibilità. Siamo disponibili a trovare un accordo anche perché la struttura è già pronta e nelle condizioni di garantire confort e sicurezza per 23 persone. L’edificio –aggiunge padre Vincenzo-, è abbastanza grande per accogliere un numero maggiore di ospiti anziani, ma per quest’ultima ipotesi deve essere adeguato alle norme di sicurezza”. Artefice di questo incontro è l’ex segretario generale della Cgil degli anni ’50, Pino Vicari. “Se andasse in porto –afferma Vicari- quanto io auspico, nel giro di poco tempo si alleggerirebbe la lunga lista di attesa di coloro che aspettano di entrare alla residenza Santa Lucia. Tra l’altro la casa di riposo ennese, che è a gestione pubblica, ha una lunghissima esperienza nel settore e grandissime professionalità in grado di aggiungere un tassello importante e di alto livello alla richiesta dell’offerta assistenziale. Insomma, si deve fare tutto il possibile per invitare tutte le autorità ad agevolare questa operazione anche perché l’attuale struttura è satura e non può andare incontro alle tante esigenze. Sarebbe un’opera di grande carità cristiana e soprattutto di grande socialità. Si andrebbe incontro così a tanti poveri vecchi, compreso io, che invece di essere sballottati di qua e di là potrebbero trovare serenità in una struttura qualificata. Sarebbe un investimento sicuro –conclude Vicari- perché molti anziani con le loro pensioni, sono in condizioni di pagarsi la retta”.

Pietro Lisacchi

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