Scarcerato Riolo imputato di aver realizzato una coltivazione di mariuana a Gagliano

Riolo-Antonino1La Seconda Sezione penale della Corte di Appello di Caltanissetta, presieduta dal dott. Sergio Nicastro, accogliendo l’istanza del difensore, l’avvocato Salvatore Timpanaro, ha disposto la scarcerazione di Riolo Antonino, di anni 37, sostituendo la misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari che l’imputato sconterà presso la sua abitazione di Gagliano C.to, presso la quale si è già recato senza scorta e libero nella persona come disposto nell’ordinanza di scarcerazione.

Il Riolo è imputato di avere illecitamente coltivato, all’interno del suo terreno posto in C.da Santa Margherita-Rocca Canne di Gagliano, una piantagione costituita da 112 piante di cannabis indica.

Il 9 settembre del 2012 i Carabinieri di Gagliano C.to, al comando del M.llo Pettinato, e della Compagnia di Nicosia avevano scoperto e posto sotto sequestro una piantagione di mariuana con piante di altezza variabile da un metro a oltre due metri e 195 incavi per la messa a dimora, con un vero e proprio impianto di irrigazione che si dipartiva da un laghetto sito nell’azienda del Riolo.

Il Riolo – tratto a giudizio e processato con il rito abbreviato prescelto dal suo difensore, avv. Salvatore Timpanaro – era stato condannato dal GIP dott. Stefano Zammuto a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Il P.M. aveva chiesto, già computata la diminuente del rito abbreviato, anni 6 di reclusione, muovendo dalla pena base di anni 9.

La Corte di Appello di Caltanissetta il 26 novembre scorso aveva confermato la sentenza, avverso la quale l’ avvocato Timpanaro aveva subito preannunciato il ricorso per cassazione, presentando in data 21 febbraio alla stessa Corte nissena la richiesta di revoca della misura cautelare o di sostituzione della stessa con altra meno afflittiva (arresti domiciliari).

La Seconda Sezione della Corte – nonostante il parere contrario espresso dalla Procura Generale della Repubblica – ha accolto la richiesta dell’avv. Salvatore Timpanaro ed ha sostituito, in attesa del giudizio degli ermellini della cassazione, la misura degli arresti domiciliari.

L’Avv. Timpanaro – raggiunto telefonicamente – ha espresso soddisfazione confidando, comunque, ancora nel giudizio della Corte di Cassazione: “Attendiamo fiduciosi la completa rimessione in libertà. L’imputato, infatti, non ha precedenti penali specifici che possano corroborare la tesi del collegamento con ambienti criminali . La pur mite sentenza – che si attesta, comunque, al di sotto del minimo previsto dalla legge, che prevedeva per il delitto di coltivazione una pena dai 6 ai 20 anni – confidiamo possa essere annullata dai supremi giudici”.