Cgil Sicilia: sintesi della relazione di Michele Pagliaro al XV congresso del sindacato

cgilLotta alla mafia e alla corruzione, piano per il lavoro e iniziative per lo sviluppo sostenibile, per la tutela e il risanamento ambientale, per il miglioramento generale delle condizioni di vita in Sicilia: sono i temi centrali della relazione con cui Michele Pagliaro, segretario generale uscente, ha aperto a Catania il XV congresso della Cgil siciliana, alla presenza di 319 delegati in rappresentanza di 387.035 iscritti. “Sono argomenti – ha detto- su cui se si esclude il fronte della lotta alla mafia e alla corruzione registriamo a oltre un anno dalle elezioni, un immobilismo inaccettabile dell’azione del governo regionale, che ci consegna su lavoro, sviluppo e riforme un bilancio davvero magro. Unico cambio di rotta, rispetto ai governi precedenti – ha sottolineato Pagliaro- l’iniziativa per la legalità. Ma il governo Crocetta – ha aggiunto- se vuole apertura di credito da parte della Cgil dovrà adesso mettere in campo anche un’azione incisiva per il lavoro e lo sviluppo. La Cgil- ha sottolineato- è pronta al confronto ma anche ad aprire una fase di forte vertenzialità”.Obiettivo: “Un progetto che punti da un lato a rendere efficiente e produttiva la spesa e il lavoro nel settore pubblico, dall’altro a creare alternative al lavoro pubblico”.Un progetto che “tenga conto e valorizzi anche il ruolo di cerniera che la Sicilia ha nel contesto Euromediterraneo e che sta portando la Cgil a una serie di progetti con altri paesi per promuovere una identità solidale e multiculturale nel segno dei diritti”.
Pagliaro ha sottolineato che “Crocetta deve avere chiaro che solo con un progetto concreto e autorevole, che tolga alibi a chiunque potrà avere forza nei confronti dell’Ars e uscire dall’immobilismo”. “La Cgil- ha specificato- crede nel cambiamento, ma questo va realizzato facendo marciare assieme la denuncia, la demolizione dei vecchi sistemi e le riforme. Non ci sono soluzioni in due tempi – ha sottolineato Pagliaro- perché il rischio è un’ulteriore crescita della povertà e l’esplodere del conflitto sociale”. I temi della lotta alla mafia e alla corruzione sono stati centrali nella relazione di Pagliaro. “La lotta alla corruzione- ha detto- deve potersi giovare degli strumenti della lotta contro la mafia. Occorre cioè fare in modo – ha specificato- che chi si arricchisce in modo illecito venga privato, come avviene con le mafie, dei beni acquisiti illegalmente, trasferendo su corrotti e corruttori la straordinaria intuizione di Pio La Torre contro la mafia”. Il contesto economico occupazionale descritto da Pagliaro è drammatico. Dal 2008 sono andati in fumo in Sicilia 160 mila posti di lavoro, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 21%, quello giovanile il 51,3% e aggiungendo gli scoraggiati si arriva a un tasso di disoccupazione corretto del 34%. I Neet tra il 15 e i 29 anni sono 341 mila e se spostiamo la soglia a 34 anni si arriva a 500 mila. Si aggiungono gli abbandoni scolastici, il 26,5%, e un’emigrazione tra i 15 e i 34 anni che coinvolge ogni anno 12 mila siciliani. Né il calo vertiginoso degli investimenti, – 32% dal 2008 al 2013, fa pensare a una inversione di rotta imminente. “E’ evidente – ha detto Pagliaro- che non c’è più tempo da perdere, occorre lavorare per recuperare quante più risorse possibili e investirle nel piano per il lavoro”. “La situazione ereditata da Crocetta è difficile- ha specificato il segretario della Cgil-e per cambiarla senza macelleria sociale, come ci è stato promesso durante la campagna elettorale- è necessario il concorso di tutti gli attori sociali che credono nel cambiamento”. Secondo Pagliaro le prime mosse da fare sono il “recupero dell’evasione fiscale, 20 miliardi l’anno, la rinegoziazione col governo nazionale dell’articolo 36 dello Statuto per recuperare parte delle imposte di produzione, la lotta al sommerso e al lavoro nero, che fa venire meno un gettito annuo stimato di circa 800 milioni di euro”. Queste operazioni, assieme alla pulizia del bilancio e alle riforme per rendere produttiva la spesa pubblica, efficiente l’amministrazione ed eliminare gli sprechi-a partire dunque dal riassetto degli enti locali- devono potere garantire in primo luogo il cofinanziamento degli interventi europei, e inoltre altri investimenti produttivi. Ma su cosa puntare? “Sullo sviluppo delle vocazioni territoriali- ha detto Pagliaro- sulle infrastrutture materiali e immateriali, sul turismo, ma soprattutto sull’ambiente: sulla messa in sicurezza del territorio, sul risanamento e le bonifiche e ancora su acqua, rifiuti, politiche energetiche”. E’ anzi su questi ultimi argomenti che la Cgil sfida le associazioni imprenditoriali ,e segnatamente la Confindustria, a “cercare convergenze e costruire un progetto comune partendo dalla rottura di vecchi schemi e del sistema delle lobby”. E questo “a partire proprio dai settori che interessano la collettività, come acqua, rifiuti, energia. Ci dicano chiaramente gli imprenditori quali sono le loro idee – ha sottolineato Pagliaro- e se si vogliono gettare le basi per un’iniziativa comune nei confronti del governo Regionale”. A Cisl e Uil invece l’invito a “lasciarsi alle spalle le divisioni, a ‘sburocratizzare’ anche i rapporti tra sindacati, mettendo davanti a tutto i contenuti e le proposte per il miglioramento delle condizioni generali di lavoratori e pensionati”. Non è mancata l’analisi sul contesto nazionale e sulle prime mosse del governo Renzi atteso alla “prova dei fatti” e ammonito che “non è modificando le regole del mercato del lavoro e introducendo maggiore flessibilità che si rilancia l’occupazione, ma con gli investimenti produttivi e puntando sulla ripresa del Mezzogiorno”.
Pagliaro ha anche annunciato un progetto di Cgil e Flc assieme ai sindacati dell’educazione di Marocco, Tunisia e Spagna, i cui rappresentanti sono presenti al congresso della Cgil, destinato agli alunni delle scuole primarie dei quattro paesi. L’obiettivo è rafforzare un’identità comune nel Mediterraneo basata sui diritti e l’azione di cooperazione dei sindacati nel Mediterraneo. La Cgil punta alla firma di un protocollo internazionale da portare al Forum di Lampedusa del prossimo ottobre.