Leonforte. Facevano prostituire la figlia, chiesti nove anni alla madre, cinque al padre, e per l’80enne che ebbe un figlio dalla giovane

prostituzione giovanileLeonforte. Condanna a 9 anni di reclusione per la madre e a 5 anni e mezzo per il padre della ragazzina costretta dai genitori a prostituirsi. Dinanzi al Gup di Caltanissetta Marcello Testaquadra si è aperto il processo con rito abbreviato a carico della coppia di coniugi accusati di avere venduto le prestazioni sessuali della figlia minorenne al loro anziano datore di lavoro, anche lui sotto processo. Il Pm Roberto Condorelli nella sua requisitoria, nella quale ha sottolineato come la dimostrazione della assoluta attendibilità della ragazza vittima della turpe vicenda, ha chiesto che sia ampiamente confermata da un dato lampante. Il test del Dna sul figlio avuto dalla ragazzina ha confermato che è figlio dell’anziano sotto processo. Al termine della requisitoria il Pm ha chiesto 9 anni di reclusione e 16 mila euro di multa per G. S., madre della vittima, a 5 anni e 6 mesi e multa a 10 mila euro per M. D. A., padre della ragazzina e la condanna a 2 anni e la multa a 4 mila euro per P. M., ottantenne che ha reso madre la ragazzina e che pagava i rapporti sessuali che avrebbe periodicamente consumato con lei nella casa dei genitori della vittima. Alle condanne va applicato lo sconto di 1/3 della pena come previsto per il rito abbreviato. Per l’uomo parte dei reati, consumati prima del 2006, sono caduti in prescrizione. Il 14 aprile discuterà l’avvocato Gaetano Giunta, parte civile per la ragazza e poi le difese che sono l’avvocato Giovanni Palermo per P. M. e l’avvocato Antonio Impellizzeri per i coniugi. Se non ci saranno richiesta di replica da parte del Pm potrebbe essere pronunciata la sentenza. I genitori avrebbero costretto la figlia, all’epoca quindicenne ad avere rapporti mercenari con il loro anziano datore di lavoro, che mise incinta la ragazza. La vicenda, frutto del degrado sarebbe andata avanti per diverso tempo, fino a quando nel 2008 la ragazzina diede alla luce un figlio. Nel 2010 i servizi sociali dopo avere ascoltato la ragazza che aveva alla fine indicato il nome del padre, avevano affidato il bambino alla nonna che ancora la esercita malgrado sia sotto processo per avere costretto la figlia a prostituirsi. L’avvocato Giunta ha già avviato le procedure per far riavere alla madre la potestà sul piccolo e contestualmente anche la causa per ottenere il riconoscimento di paternità a carico di P. M., con gli obblighi di mantenimento. Secondo le accuse i coniugi per far fronte alla difficoltà finanziarie fecero prostituire la figlia con il datore di lavoro che circa 2 volte al mese si recava nell’abitazione dei suoi dipendenti dove si sarebbero consumati gli incontri pagati alcune centinaia di euro.