“Mysterium Crucis” Ostensione degli antichi crocifissi a Gagliano Castelferrato

gagliano Castelferrato tre crocifissiA Lui si è ispirata la musica, dalle altissime note di Back fino ai toni accesi di Haendel. A Lui ha volto lo sguardo la letteratura, dal convertito Manzoni al sofferente Ungaretti. L’arte di ogni tempo si è misurata col dolore di quel Dio dal volto umano. Infinite le riflessioni teologiche, filosofiche, morali ed etiche laicamente o cristianamente ispirate al divino sofferente. “Mysterium Crucis” è l’evento culturale e spirituale che trova la sua naturale manifestazione nel cuore della Sicilia, a Gagliano Castelferrato, dove il parroco don Pietro Antonio Ruggiero ha riportato all’attenzione dei fedeli, ma anche dei semplici cultori dell’arte antica, tre crocifissi datati fine ‘600 inizio ‘700. Ad essi è affidato il compito di indicare la strada maestra che conduce oltre la crisi, verso la resurrezione. I tre crocifissi di autori ignoti, attribuiti alla “Bottega siciliana del XVIII secolo”, in legno scolpito, intagliato e dipinto, provengono da tre chiese diverse: Santa Maria di Gesù, Sant’Agostino e San Giuseppe, ma portano con sé il marchio storico della prima vera crisi economica in Europa. Nel 1694, infatti, a Londra apparvero i primi “furbetti”, autori di una speculazione che mise in ginocchio l’intero continente. Venezia andò in recessione e il sud Italia fu vessato da tasse fuori norma, ma il popolo cristiano reagì in modo singolare. A Gagliano, per esempio, si contattarono i migliori maestri artigiani del territorio e si commissionarono tre immagini del Cristo crocifisso, che incarnava le fatiche e le sofferenze dell’uomo. Quelle immagini furono il punto di ripartenza nel cuore della crisi. Lo stesso messaggio si ripropone oggi, in piena crisi economica e valoriale, e l’ostensione dei tre crocifissi vuole dare risposta e speranza. Quello custodito nella chiesa Sant’Agostino appartiene alla tipologia dei “crocifissi dolorosi”. Il corpo esibisce i segni della tortura e il volto è segnato dalla sofferenza. Si tratta di un’interpretazione orientata alla contemplazione della passione e delle sofferenze patite da Cristo. Il crocifisso di Santa Maria di Gesù, attribuito a Frate Umile da Petralia, colpisce per la sua posa composta. Gesù è morto e il corpo non presenta i segni della flagellazione, ma quelli della via crucis. L’atto dello spirare è rappresentato dai muscoli addominali e dalla posizione della gabbia toracica. La presenza di un angelo fornisce la lettura teologica del Dio morto e risorto. Il crocifisso della chiesa San Giuseppe è per i gaglianesi il crocifisso per antonomasia, portato in processione il Venerdì Santo. La figura è scolpita con grande attenzione per i dettagli anatomici. Si vedono affiorare vene ed arterie in tensione. Emerge qui un’immagine di dolore muto e composto. Notevoli la suggestione ed il coinvolgimento, che inducono anche l’ex ministro ai Beni culturali Massimo Bray a twittare: “Visiterei volentieri l’ostensione dei crocifissi a Gagliano”.
Valentina La Ferrera