La settimana Santa a Leonforte

leonforte settimana santaA Leonforte la settimana di passione comincia con l’ “Eccehomo”, così la i paesani lo intendono. Comincia con la compassione per un uomo fustigato e umiliato, accompagnato nel suo percorso di dolore da una madre affranta e da una pletora di devoti commossi. I “genti” e i confrati seguono le processioni appresso alle vare e ai musici che, intonando canti funebri, “Ah! si versate lacrime”, “Jone”, “Evviva la Croce” “Mater Dolorosa” “Desolata”, inducono lo sguardo anche dei più mondani al volto del Cristo morto e della sua inconsolabile madre. A Leonforte la memoria di un passato di mestizia e di privazioni traspare anche nei riti della settimana santa. Ogni icona ricorda infatti nella suo corpo ferito il dolore e fisico e dell’anima e l’insistenza nelle piaghe del costato e del cuore altro non pare se non una trasposizione mortale di un sentimento eterno. “A rama d’aliva”, “L’Addolorata”, “Passio”, “I sepolcri”, “il Venerdì Santo” e infine “L’Incontro” con il momento del manto nero della madre dolorosa che diventa, per mano umana, azzurro. Paganesimo, folclore, preghiera e comunione dell’umano col terreno questa è la settimana santa al paese mio. Ogni processione, ogni momento viene scandito dalle note musicali di chi seppe dare voce all’indicibile e tutti: laici e agnostici, credenti e bigotti, tutti proprio tutti non possono esimersi dal compatire il cuore sanguinante di una madre afflitta per l’inconsolabile morte del proprio figlio. A Leonforte protagonista indiscussa è senza dubbio la vergine inconsolabile, un rispetto atavico radicato nel profondo di ogni tavachino emerge a viva forza e appassiona al culto mariano. L’Università Popolare e la Pro Loco hanno discusso di questi temi nel lunedì di passione e nel confrontarsi, fra latinismi e auliche citazioni anche i saggi hanno saputo commuoversi, senza tema di vergogna. Prima dei saluti e dei doverosi auguri la professoressa Giovanna Maria ha ricondotto gli astanti al sentire terreno col racconto di un aneddoto poco ortodosso: una volta a Leonforte giunse una signora che portava un mazzo di fiori in una mano e una busta con una congrua offerta in denaro in un’altra. La signora con fare devoto chiese della chiesa di S. Giuseppe, santo prodigo di miracoli e poco pretenzioso sopratutto “lasci pure al Cuore di Gesù il suo dono” le fu risposto e la signora con una trasformazione della voce e dei lineamenti del viso rispose: “chistu cchi c’entra?” indicando la statua di Gesù risorto “chiddu è santu chistu chi è”…che altro dire se non Buona Pasqua a tutti.
Gabriella Grasso