Europee 2014: un leonfortese candidato con la Lega

Ferdinando De Francesco Europee  legaPasseggiando per il paese mio (Leonforte) ieri mi sono imbattuta in una “cosa” assai strana: un leghista siciliano. A seguire riporterò alcune battute scambiate con Ferdinando De Francesco il leghista di cui sopra che, scevre da ogni intendimento promozionale, vogliono solo ridare il senso di una conversazione dai risvolti imprevedibili.
“E’ una provocazione?”
“No, affatto è una consapevole presa di posizione. Faccio politica da sempre al sud come al nord e al sud come al nord vivo i disagi della gente.” “E i terroni e la secessione e la liberazione dallo Stato padrone e tiranno?” a balbettare queste considerazioni rabbiose e incapaci di cogliere l’assurda candidatura di un oriundo siculo per Salvini non sono io, ma il mio alter ego: quello modaiolo e filo borghese. “Andavo a predicare l’autonomia mal gestita della Sicilia ai raduni leghisti, con la bandiera della Trinacria e il fazzoletto giallo/rosso al collo e a stupirsi erano più i poliziotti che i leghisti” “certo, certo perché a offendere il tricolore erano i poliziotti non il Bossi preictus!” Vi risparmio la discertazione sulle cose dette e fatte in questi trent’anni dal genitore del Trota e dai suoi compagni….amici e vi riporto invece la bella nota conclusiva. “Sessantasei anni fa la Sicilia conquistava l’Autonomia, autonomia che è stata tradita e smembrata a destra e a manca. La nostra bella terra nel 1860 entrava a far parte dell’Italia da conquistata. Luigi Pirandello nei vecchi e i giovani racconta amaramente i tentativi dei Fasci siciliani di cambiar le cose, ma senza risultato e pure lo farà Gaetano Salvemini ne “il ministro della malavita”. Il Movimento separatista della Sicilia cosa è stato se non una lega ante litteram? I primi vent’anni di Autonomia siciliana, più che occuparsi dello sviluppo della Sicilia furono funzionali allo sviluppo del triangolo industriale Milano-Torino-Genova che utilizzò manodopera anche siciliana a basso costo. Negli anni ‘70 la figura di spicco è quella di Piersanti Mattarella. Un tentativo, il suo, di modernizzare la Sicilia facendo fuori mafia e mentalita mafiosa. Tra i primi a capire l’importanza di una burocrazia ‘trasparente’ e agile. Il primo a spiegare ai siciliani che per chiedere i nostri diritti a Roma bisogna avere “le carte in regola” in Sicilia. Gli anni ‘90 sono anni di crisi. Poche idee e molta politica politicante e poi gli anni dell’elezione diretta del presidente della Regione. la lunga stagione di Totò Cuffaro di Raffaele Lombardo. Ha senso, oggi, parlare ancora di Autonomia? Che spazi riserva l’Unione Europea all’Autonomia siciliana? Proprio oggi, nel nostro giornale, riportiamo un dossier sulla pesca siciliana. Con il governo regionale che, invece di sostenere il settore, con i soldi dei pescatori sostiene se stesso con convegni, seminari, studi e clientele varie. Viene da piangere.
Tutto questo mentre Bruxelles, proprio nei giorni scorsi, ha varato un nuovo regolamento del settore pesca. Tra le lamentele dei pescatori siciliani. Per i quali, come se non bastasse l’attuale crisi, arrivano nuove penalizzazioni.
Ebbene, se andate a informarvi, accerterete che le nuove ‘regole’ sulla pesca, dalle nostre parti, forse le avranno lette sulla Gazzetta Ufficiale. Forse. Di certo nessuno, delle nostre parti, quando a Bruxelles si discutevano i nuovi provvedimenti sulla pesca, si è presentato al cospetto degli euroburocrati a rappresentare le ragioni della Sicilia. Anche perché non c’è nemmeno un dirigente generale del dipartimento regionale della Pesca. Perché l’assenza del dirigente generale giustifica sei o sette consulenti. Ben pagati. Un voto contro sei sette voti. Non c’è paragone.
E gli uffici della Regione a Bruxelles? Servono per sistemare amici e figli o figlie di dirigenti generali. Questa è la Regione siciliana di oggi.
E nel futuro? Non abbiamo la sfera di cristallo. Ma non è vero che l’Unione Europea penalizza le Regioni. Al contrario, prova a valorizzarle. Noi siciliani – oltre ai fondi tematici, che non sappiamo nemmeno cosa sono – abbiamo i fondi strutturali, perché siamo una regione ad Obiettivo convergenza. Cioè con un redito pro capite inferiore alla media europea.
Ci vogliono aiutare. Ma non sappiamo cogliere i loro aiuti. Non riusciamo a spendere i fondi europei. E qui pochi che spendiamo, li utilizziamo nel peggiore dei modi possibili, disperdendoli in mille rivoli.
Una follia? No. Un scelta politica lucida. Quella di tenere i siciliani nel bisogno. E di controllarli con le clientele. Trasformando i diritti in favori. Questa è la Sicilia di Raffaele Lombardo, di Antonello Cracolici e di Giuseppe Lumia. Fino a quando non li manderemo a casa ci sarà poco da fare.


Gabriella Grasso