Prof. Bell quale parte dell’agorà state indagando?
Stiamo lavorando nella Stoà nord dell’agorà superiore. Ristudiando la struttura, prima identificata negli anni ‘60 come ginnasio, è stato riconosciuto invece come un portico pubblico, con alle due estremità, ovest ed est, due grandi stanze da pranzo analoghe. Accanto a quella di ovest si trova una ben conservata esedra, con colonna dorica, che, dopo il 211 a. C,. probabilmente è divenuta il punto di riunione del Senato dei mercenari spagnoli, dopo il crollo e abbandono del vicino Bouleuterion greco. All’estremità est invece c’è uno spazio simile con una grande stanza, identificato con il Prytaneion.
Che cos’è il Prytaneion?
È il luogo di riunione dei magistrati, forse in numero di 15, dato che c’è spazio per tale numero di lettini, mangiando e bevendo i greci sulle klinai o divani. Si tratta del luogo cioè in cui la città aveva la sua più alta funzione amministrativa.
Cosa è stato portato alla luce?
È stato scoperto, in effetti, il santuario di Hestia, in una stanza attrezzata con altare, accanto al Prytaneion.
Chi era Hestia?
Nelle città greche Hestia è la dea del focolare, sia nella casa di un cittadino che nel Prytaneion, l’edificio pubblico dove si trovava il focolare dell’intera communità nella forma di un altare.
Quale importanza assume l’altare nel contesto di Morgantina?
L’altare è importante perché simboleggia l’identità stessa della polis.
Quale elemento può confermare che si tratti proprio dell’altare di Hestia?
Siamo sicuri che si tratti del culto e quindi dell’altare di Hestia, perché in questo posto, nel 1963, su un mattone in cotto, è stata ritrovata un’iscrizione pubblica col nome della divinità.
Quali modifiche ha subito l’altare?
La stanza in cui si trova l’altare di Hestìa era inglobata nell’edificio precedente del quinto secolo a. C. La stanza fu mantenuta come luogo sacro dai greci, ma, dopo il 211 a. C,. i mercenari spagnoli che hanno ricevuto la città dai Romani ebbero poco interesse per l’altare edificato in nome della città greca, e, nel 2^ sec. a. C., lo distrussero costruendo un muro che ha tagliato l’altare con una riutilizzazione diversa. L’altare ora viene restaurato da Raffaella Greca e Mario Arancio, specialisti ennesi nel restauro.