Leonforte. Pro loco e memoria. Proverbi e contadini

leonforte gran fonteAlla proloco fra incontri di cittadinanza e precisazioni sull’Europa con o senza euro, si parla pure e ancora di memoria, di memoria contadina. Il dottore Francesco Buscemi, nell’ambito della narrazione sui “cunti” e sui proverbi intrapresa dal professore Nigrelli, ha aperto il suo quaderno, piccolo con una copertina nera e i fogli fragili, per condividerlo con i giovani e i meno giovani fruitori delle storie nella Storia. “Ero di turno all’ospedale e fermandomi ai piedi del lettino ferroso di un vecchio mezzadro, mi incantai ad ascoltare la risposta che mi diede quando banalmente gli chiesi, come va?” “Ammuttamu la cuocula”. I malati leonfortesi non erano logorroici come gli altri, ma pure loro al si o al no giungevano fra parafrasi, ammiccamenti e allusioni varie. Il contadino dopo aver riso della ignoranza dei dottori spiegò, scordandosi della malattia che lo incatenava in quell’infelice luogo, di una scarafaggio che usava ammucchiare lo sterco per offrirlo alla sua sposa come nido per la prole. Il simpatico animaletto usava, come Sisifo, spingere con le zampe posteriori la sfera fecale per portarla al riparo da predatori e dalle acque stagnanti, ma nonostante la fatica spesso quella rotolava più e più volte a valle. A detta del vecchio dunque spingere la “cuocula” voleva dire provarci pur senza troppe speranze. Si è detto di querce orgiastiche e di canonici di legno e si è pur detto di Ciccia. La professoressa Giovanna Maria ha chiuso la lezione ricordando Ciccia patronessa della Brivatura. Preti irosi e sindaci allitterati da lei dovevano passare per avere accesso al quartiere storico del paese e meraviglia e ilarità suscitavano gli scontri pre elettorali fra lei, ontologicamente democristiana e “Sacchinedda” rosso di credo e di parola. Le larghe intese non erano di prassi al tempo.

 

Gabriella Grasso