Da una parte, per la zona etnea, Caltagirone, Ramacca, Licodia Eubea, Mineo, Scordia, Vizzini, Mirabella Inbaccari; dall’altra Gela con Butera, Niscemi e l’aggiunta di Piazza Armerina. Hanno discusso dell’ipotesi di costituire un consorzio.
Presenti pure i deputati Malafarina e Venturino. «Si è deciso di lavorare a questa ipotesi – ha riferito il sindaco di Gela, Angelo Fasulo – e di rivederci tra una settimana circa con i rappresentanti dei Consigli comunali. Ma di ostacoli da superare ce ne sono tanti ed è ancora un’ipotesi».
Un progetto non nuovo, quello dell’unità tra Gela e Caltagirone, che risale ad un decennio fa, quando si battagliava per ottenere l’istituzione di nuove province. Gela e Caltagirone avevano questa ambizione e da più parti si propose senza successo di creare la provincia «Calta-Gela». Ma ora lo scenario creato dalla legge è assai confuso.
Nella stessa serata di ieri il sindaco Fasulo, con il presidente del Consiglio Giuseppe Fava ed il comitato per lo sviluppo dell’ area gelese, ha partecipato ad una riunione a Piazza Armerina in cui si è valutata l’ipotesi per l’area del Gelese di aderire al Libero Consorzio di Catania. La decisione sul suo futuro il Consiglio comunale di Gela deve assumerla nella seduta convocata per il 28 maggio. Al momento di certa c’è solo la volontà della popolazione gelese di divorziare da Caltanissetta, con cui è stata sempre divisa da lotte di campanile. E non è la sola a volere dire addio alla vecchia provincia. Anche Piazza Armerina vuole abbandonare Enna e da tempo ha legato con l’area del Gelese da cui dipende per la raccolta dei rifiuti. Pure Caltagirone mostra di non volere stare bene dov’è. Ma la legge contiene una serie di paletti e restrizioni che non rendono facile la creazione di un organismo ex novo e dà l’impressione di favorire il mantenimento dello status quo.
*Articolo pubblicato su La Sicilia di oggi in edicola