Pasquasia nel rapporto ecomafia 2014 di Legambiente

pasquasia altoLa Sicilia fa la sua splendida figura con 3.568 infrazioni accertate, l’Isola sta dietro solo alla solita Campania. Nel 2013 le denunce sono state 3.111, gli arresti nove, i sequestri 695. Le province di Trapani e Palermo sono nella top ten (rispettivamente al settimo e all’ottavo posto) dell’illegalità ambientale, con, rispettivamente, 728 e 687 infrazioni (ed entrambe entrano nella poco ragguardevole top five dei reati contro gli animali).
Ovviamente nelle classifiche entra l’intero territorio isolano, dal Peloro al Passero, passando per le nostre contrade dove agli abbandoni generalizzati di rifiuti ed alla frequentissima violazione delle leggi antinquinamento si somma l’azione, peraltro non sempre accertabile e il cui controllo è estremamente dispendioso in termini di danaro, risorse umane e mezzi da impiegare, di quella malavita organizzata che fa della demolizione a fini del commercio illecito del patrimonio archeologico ed artistico la sua quotidianità.
Ma quest’anno il nostro territorio entra con una altra pesantissima questione nel rapporto, infatti, a seguito delle indagini appena conclusesi il rapporto cita la Sicilia per quanto oramai conclamatamente è accaduto nei siti minerari dismessi ed in particolare nella miniera di Pasquasia insieme a quelle entrate nella black list dell’Arpa perché sospettate di contenere rifiuti tossici, Bosco (San Cataldo) e Raineri (Mussomeli), in provincia di Caltanissetta, Ciavolotta (Agrigento) e cava San Giuseppe (fra Melilli e Augusta).
Ad essere probabilmente utilizzato a fini illeciti persino il lago Soprano di Serradifalco, sempre nel nisseno, difeso, almeno sulla carta da una Riserva Naturale Regionale gestita dalla ex Provincia Regionale di Caltanissetta.
Il dossier di Legambiente riporta che nei Comuni del così detto Vallone, in provincia di Caltanissetta, “il rischio di contrarre un tumore è del 43%. A Gela, dove ci sono raffinerie e industrie petrolchimiche, il rischio è del 12%. Può sembrare paradossale, ma secondo questi dati chi vive vicino alle industrie petrolchimiche ha meno possibilità di ammalarsi di tumore rispetto a chi abita vicino a una miniera abbandonata”.
Torna quindi a gran voce la richiesta della Verità, la stessa richiesta che ha portato Legambiente ad attenzionare il procedimento ad oggi in atto contro l’ex governatore Lombardo e due suoi assessori presso il Tribunale di Enna.
Laddove si dovesse giungere al rinvio a giudizio l’associazione ha intenzione di costituirsi Parte Civile a difesa dell’ambiente e delle genti dell’ennese.
Tornando al dossier appare chiaro come bisogna giungere ad un cambiamento di rotta nella protezione dell’ambiente naturale e quindi della salubrità della nostra vita. La sostenibilità delle scelte amministrative e di pianificazione deve diventare la prima griglia di valutazione di ogni scelta che andrà operata sul territorio ponendo fine al far west amministrativo che ha sin qui consentito all’Ecomafia di montare giri di affari pari a svariate centinaia di miliardi di euro l’anno.
Enna, la Sicilia così come la terra dei fuochi non sono la pattumiera d’Italia, il nostro futuro è ancora nelle nostre mani, costruiamolo con tutta l’attenzione possibile.


Giuseppe Maria Amato