Passaggio a Nord…

enna guarda al futuroAi tempi delle grandi esplorazioni si favoleggiava del passaggio a Nord Ovest, di quel tragitto in mare che avrebbe dovuto interconnettere l’estremo oriente con l’Europa, oggi, la cronaca ennese, si riempie invece del passaggio a Nord, e basta, per salvaguardare il ruolo naturale di Enna quale città di riferimento di una parte dell’isola e la capacità del centro isolano, oggi desolatamente sferzato da una crisi che agisce anche sulla sua già debole demografia di reagire alla crisi stessa facendo tesoro non più delle singole forze centrifughe e delle fughe in avanti di questo o quel comune ma della voglia di condividere quel poco che ci rimane.
Fa bene Garofalo a intestarsi questa strada, fa bene Leanza, con le sue con divisibilissime parole a mettere i puntini sulle “i”, farebbe bene l’opinione pubblica a supportare il progetto al di là di ogni posizione politica.
Non ho avuto modo di seguire l’assise celebrata alla magna della Kore, pazienza, ma mi pare di coglierne alcune note sostanziali, una, intanto, è quella della presenza di una vasta platea “nebrodense”, con i sindaci di diversi comuni dell’area montana oggi ricadente nella provincia di Messina, l’altra, e mi sembra altrettanto importante, l’assenza di esponenti politici di quella area che attestata sulla media valle dell’Imera, un tempo faceva capo ad Enna, anzi, del territorio di Enna faceva proprio parte.
Al di là delle liste di presenza sta però l’entusiasmo, elemento veramente strano in una Sicilia oramai adusa a sentir frustare qualsivoglia fermento “locale e autonomamente cresciuto”, con il quale alcuni dei Sindaci e dei rappresentanti dei Consigli Comunali hanno preso parte alla assise. Non una passerella, non una testimonianza di “sudditanza politica” a questo o quel gruppo, politici di ogni estrazione ideologica hanno iniziato a ragionare su come soddisfare le esigenze di tutela di questo territorio.
Personalmente voglio però sottolineare come alcune delle cose dette, per lo meno da come sono state riportate dalla stampa, mi sono parse deboli e sin troppo piene di parole d’ordine, di frasi fatte. Mi riferisco ai richiami alle “preziosità archeologiche” del Sud della ex provincia di Enna ed alle “ricchezze naturalistiche del Nord e dei comuni nebrodensi”. Già una simile, retriva e banale visione del territorio consentì il parziale fallimento delle progettualità PIT 10 e 11, relegando ognuno dei due territori ad un ruolo che non era ritagliato sulla reale consistenza imprenditoriale e culturale dello stesso ma su una, appunto banale, e probabilmente finalizzata idea della spesa pubblica.
Il territorio del centro dell’isola, senza voler fare lunghe disquisizioni storiche, mantiene in sé diverse anime, diversi percorsi culturali, tra di loro intrecciati in maniera in qualche modo inestricabile. Lo si vede ad esempio nella diffusione delle isole linguistiche Gallo occitaniche, lo si percepisce nelle secolari tradizioni di transumanza e di trasporto granario verso i “carricatura”, lo si comprende nella ancor superstite cultura contadina e pastorale che rappresenta una sorta di “collante etnico” ben più denso di quanto da un palazzo di città si possa percepire.
Allora va fatto il salto di qualità, va lanciato il cuore oltre l’ostacolo, ed alla opportunità politica va sostituita l’opportunità culturale, va espressa la necessità, a mio avviso irrinunciabile, che questa Sicilia decida di guardare al futuro insieme, come Libero consorzio, e con precisi impegni per la sua gente.
Le scelte devono essere capaci di difendere le genti dalla distruzione delle poche ultime capacità di sostentamento e quindi salvaguardia dell’agricoltura tradizionale (intendo quella delle colture tradizionali e di qualità), della pastorizia con i suoi prodotti caseari e le sue carni di qualità eccezionali, dell’artigianato tradizionale e non, del turismo sostenibile e non del turismo massificato e deteriore che ha già “eroso” le coste, della integrità naturale che, soprattutto sui Nebrodi, non è il fortunato risultato di una cieca fortuna ma il portato di una millenaria cultura montanara che sapendo di dipendere direttamente dalla natura stessa la ha salvaguardata centellinando ogni gesto ogni giorno.
Sindaci, presidenti di Consiglio, Consiglieri, cittadini, non basta la costituzione di un piccolo o grande libero consorzio, non basta avere “lo sbocco a mare”, e quanto fragile è la rappresentazione di un anelito inutile come questo, quasi che qualcuno abbia impedito agli ennesi o ai nicosiani di giungere a Santo Stefano da cittadini uguali agli altri, bisogna sostenere una ALTRA visione delle cose, giusta, equa, sostenibile, solidale. Bisogna rispondere ad una rivoluzione inutile e fuori tempo, capace solo di fare un gran clamore per poi lasciare i territori nel limbo del perenne commissariamento, con la chiara acquisizione di un progetto condiviso che abbia non la consistenza territoriale, o non solo quella come valore fondante.
Si, Sindaci, adesso vi tocca uscire dai palazzi (a volte piccolissimi e già ben condivisi) e costruire con la gente questo percorso.

Giuseppe Maria Amato
Consulente Ambientale
Presidente CEA Sicilia