Agira. Azzerato il processo ai “muratori tombaroli”. Demolendo un immobile scoprirono necropoli

scavi archeoAgira. Tutto da rifare al processo a carico dei tre agirini ribattezzati i “muratori tombaroli per caso”. Domenico R. S., difeso dall’avvocato Orazio Spalletta, Gaetano B. e Mario D. B. difesi dall’avvocato Gaetano Grassia, durante la ristrutturazione di un immobile, scoprirono casualmente una zona archeologica e secondo le accuse, si appropriarono di antichi reperti. Il processo a loro carico era praticamente alla battute finali, ma è cambiato il giudice e la difesa si è opposta all’acquisizione degli atti, quindi tutto da rifare dinanzi al giudice Tricani che ha rinviato a gennaio 2015. Si tratta di un processo proveniente dal tribunale di Nicosia per fatti che risalgono al 2008. Per gli imputati a questo punto si prospetta la prescrizione dei reati contestati già prima della conclusione del processo di primo grado. I tre vennero sorpresi dai carabinieri in cantiere, una vecchia abitazione nel centro storico di Agira, intenti a scavare benché fosse ormai tarda sera, ed a recuperare i reperti, dal momento che il giorno successivo era prevista la gettata di cemento. I tre imputati che avevano già deposto, hanno sostenuto che volevano solo mettere in sicurezza gli oggetti rinvenuti per consegnarli il giorno successivo alle autorità e, quanto all’orario “insolito”, hanno spiegato che stavano facendo gli straordinari, proprio in vista della gettata che doveva essere effettuata. I tre muratori, ribattezzato i “tombaroli per caso”, alla fine di marzo 2008 vennero denunciati dai carabinieri per essersi impossessati di reperti archeologici, ma la vicenda ebbe risonanza sulla stampa, perché fecero una scoperta importantissima. Dal terreno rimosso affiorarono frammenti di vasellame e ossa umane provenienti da antiche tombe, oltre ad una camera di fornace. Dopo l’intervento dei militari era scattato il sequestro del cantiere, della pala meccanica e di tutti gli attrezzi utilizzati. Tutto da rifare anche se all’udienza di ieri erano previste le conclusioni di accusa e difesa e, salvo richieste di repliche, la sentenza. Nello “scavo clandestino” realizzato dagli edili denunciati, gli esperti hanno rinvenuto reperti di vario tipo. La presenza di ossa umane lascerebbe ipotizzare che l’area non sia stata saccheggiata in epoche passate, ma ovviamente è tutto ancora da verificare. Tra la terra smossa e i resti della necropoli ellenistica sono stati rinvenuti un unguentario acromo, pezzi di anfore acrome, vari frammenti ceramici riconducibili a vasellame, che probabilmente è stato irreparabilmente danneggiato dallo scavatore utilizzato per rimuovere il terreno. L’area portata alla luce dai manovali ha una superficie di circa 150 metri quadrati sui quali erano state scavate grosse buche. Oltre alle tracce evidenti della necropoli è stata individuata una fornace di epoca medievale.

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