Nicosia. Viaggio nel patrimonio dimenticato/2: I siti rupestri

enrupe5Nicosia. Un viaggio nel patrimonio dimenticato di una città antichissima e dal passato glorioso sempre più coperto dall’oblio, non può non toccare il patrimonio storico ed archeologico di questa città che rappresenta un “percorso” nella sua storia e, con essa nel cammino dell’umanità. Nessuno ha mai pensato di recuperare e valorizzare gli innumerevoli siti rupestri abitati dalla preistoria fino a pochi decenni fa. Eppure questi rappresentano percorsi non solo turistici, ma anche di studio etno antropologico. I siti che costellano il territorio nicosiano, ma anche delle vicine Sperlinga e Cerami, sono una lettura di come nei secoli sia cambiato il “modo di abitare”, di adorare le divinità, di utilizzare le risorse rendendole disponibili alla comunità, di ricordare i morti. I siti rupestri, le grotte, le necropoli, gli eremi ed i monasteri sono ormai quasi cancellati in tutta la fascia compresa Sperlinga, Nicosia, Cerami e Gagliano Castelferrato dove i Siculi avviarono l’opera di escavazione per uso abitativo e funerario, ininterrottamente proseguita nel corso dei millenni fino al secolo appena concluso. Uno degli esempi dell’interminabile “affinamento” delle tecniche e della ricerca di “comodità” si trova in contrada Mercadante di Nicosia. Qui un picco di roccia che deve avere ospitato l’uomo per millenni è stato nel tempo trasformato in un “appartamento” di 4 vani, abitato fino agli anni ’70, quando è comparsa perfino l’antenna Tv. Tra le più interessanti necropoli, quella del castello di Nicosia, sulle scoscese pareti rocciose del picco sul quale sorge la fortezza normanna e quelle di Santi Quaranta Martiri e dell’Altesinella. Misteriose le nicchie del “Peirito”, in territorio di Sperlinga, come l’insediamento della Valle di Sant’Antonio in contrada Cicera, quelle di Rossa Sant’Ippolito, della Vaccarra e di Grottascala. Ci sono poi gli eremi ed i monasteri. Sant’Onofrio a Nicosia, in origineenrupe6 necropoli paleocristiana, di uso abitativo e poi religioso, trasformate in epoca bizantina in convento dove esiste ancora, una parte della “spezialia” dei monaci in gran parte ormai crollata. Poi c’è l’eremo di San Cono, interamente scavato nell’omonimo picco che sorge nel cuore della città, inaccessibile perché intorno sono stati costruiti edifici e case che hanno inglobato le grotte. Infine il misterioso convento benedettino di Santa Maria del Soccorso chiamato “U Diavulazzu”, oggi semi diroccato, costruito su un’emergenza rocciosa scoscesa e praticamente inaccessibile. Fino al dopoguerra nell’eremo erano ancora conservate alcune opere d’arte tra le quali una Madonna attribuita al Gaggini, venduta dal custode ad una famiglia di Messina diversi decenni fa. Un popolo che non custodisce il proprio passato è un popolo senza memoria destinato ad essere dimenticato, ma Nicosia la “colta città” di un tempo, non sembra interessata a salvare quello che ancora rimane malgrado una così sorprendente “ricostruzione” di questo territorio sarebbe in grado di attivare un circuito turistico di appassionati e ricercatori.

animazione 5 - tutto beghelli