Lo spettatore, di memoria euripidea, probabilmente, si aspetta il compiersi del disgraziato destino della temibile e malvagia Medea a fianco di Giasone come amante, moglie poi, e infine matricida.
Così ricordiamo che vada, ma questa è solo la fine, un’ipotetica fine che presuppone un prima e numerosi interrogativi.
Può l’avidità spregiudicata suscitare amore? E l’astuto arrivismo venir spacciato per seducente intraprendenza? Per la figlia di Eete; re della Colchide; l’ancora fanciulla e ingenua Medea, l’apparizione di Giasone a bordo della nave Argo rappresenta il principio di un tormento che la fa oscillare senza tregua tra raziocinio e furore, avviando una metamorfosi irreversibile.
L’aspetto iracondo e costantemente in tensione dell’interprete Cinzia Maccagnano nel narrare la propria vicenda, sembrerebbe tradire ch vi sia stato un momento di ingenua passionalità che l’ha portata a credere che Giasone, oltre al vello d’oro potesse volere pure lei; inducendola in questo modo a tradire il proprio popolo e a seguire lui: ch’è la sua patria, la sua terra, la sua dimora.
Il viaggio onirico volge dunque al termine: la diversità, iniziale opportunità d’incontro s’è rivelata un inganno. L’uccisione dei figli è solo l’atto finale, procurato si dalla mano materna, ma scatenato da quella paterna per la volontà spregiudicata di volere la liberà sopra ogni cosa.
In tanta delusione e distruzione, chi ridarà Medea a Medea?
“Argonauti – Giasone e Medea”, penultimo spettacolo ospitato al teatro di Morgantina, accolto da un numerosissimo e caloroso pubblico, conferma l’originalità dei temi proposti dal circuito Teatri di Pietra Sicilia, che giunto alla sua X edizione, da prova di resistere, nonostante le innumerevoli difficoltà del paese, non rinunciando mai alla qualità.
La rassegna si concluderà il 12 agosto con “Atlantide” per la regia e coreografia di Mvula Sungani, con Emanuela Bianchini, Emanuele Pironti e i solisti della Mvula Sungani Company, accompagnati da Riccardo Medile alla chitarra e Salvatore Zambataro al clarinetto e fisarmonica.
Livia D’Alotto
Photo Maria Catalano