Agira. Mario Giardina, veterano della politica locale, lascia il consiglio comunale

Agira Giardina MarioAgira. Mario Giardina, veterano della politica locale, lascia il consiglio comunale. Dal 2010, l’ormai ex consigliere d’opposizione ricopriva il ruolo di vicepresidente.
«Una decisione sofferta ma lungamente ponderata – dice Giardina, eletto per la prima volta nel ‘98 – maturata con la consapevolezza che non risultano esservi più i presupposti tali da farmi proseguire l’esperienza politica e pertanto neanche la mia permanenza in Consiglio Comunale. Consapevolezza di non essere riuscito (mio malgrado) a tradurre in azioni concrete cio’ che mi ero promesso. Ho messo a disposizione il mio tempo, l’entusiasmo che mi ha portato ad accettare il delicato compito conferitomi, la voglia di agire e fare per il bene comune e oggi mi sento demotivato e a disagio».
Nella lettera di dimissioni presentata in Comune, Giardina parla anche delle ultime vicende amministrative, che «mi hanno talmente toccato – spiega il dimissionario – da indurmi a comprendere che l’Amministrazione e il Sindaco agiscono non per il bene comune, ma semplicemente per motivi personali o particolari. Mi dimetto perché il ruolo di Consigliere Comunale è limitato, per quelli di maggioranza ad approvare atti scaturiti da decisioni già prese, mentre per l’opposizione (pur facendo proposte di interesse comune, o, criticando l’amministrazione) non rimane che parlare, parlare e a volte con i sordi. Ho intrapreso questa avventura nel 1998 con entusiasmo e umiltà sperando di poter dare un contributo concreto al paese, ma, purtroppo, non c’è spazio per la discussione né per le critiche o le voci fuori dal coro, e non c’è possibilità di incidere su decisioni già prese in partenza. Il ruolo del Consigliere Comunale è assolutamente marginale, una sorta di strumento, senza autonomia né possibilità di discutere, in balia di un modo di gestire la cosa pubblica di estrema chiusura e rigidità. Spesso, molti consiglieri non sanno neanche su cosa dovranno esprimersi e ciò è molto deleterio. Gli anni che ho trascorso in questo consesso hanno rappresentato per me non solo una forte e costante ragione di impegno personale al servizio di tutti i cittadini, ma anche una importante opportunità di crescita e maturazione personale. Ho dovuto, mio malgrado, sopportare cose che non condividevo. Adesso basta».

Emanuele Parisi





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