Sono diversi gli aspetti che i sindaci della zona nebroidea guardano aderendo a Enna capofila: primo fra tutti “il peso politico non indifferente” che avrebbero e poi «la presenza a Enna dell’università Kore che potrebbe agevolare molti giovani a seguire, in loco, con la dislocazione di alcune facoltà, il proseguimento di corsi di laura a livello scientifico». Ovviamente tutto passa dal completamento della “veloce” Nord-Sud, meglio conosciuta come “strada dei due mari”. Dunque, se per i nove comuni Nebrodei decisi a passare con Enna può sembrare un’opportunità dovendosi confrontare con quelli ennesi più o meno della stessa grandezza, quindi con identici problemi e necessità, per i dirigenti politici ennesi e per il sindaco di Enna, Paolo Garofalo, significherebbe coronare un sogno, cioè quello di avere finalmente uno sbocco sul mare. Quella che rischia di trovarsi fuori del progetto è invece Piazza Armerina. Una città, la seconda per numero di abitanti e tale rimarrebbe aderendo al Libero Consorzio di Enna, dove in una certa fascia della popolazione persiste ancora “un certo astio” nei confronti della città ennese, rea di essere stata scelta dal regime fascista nel 1926 come capoluogo di provincia. Ma al di là di questo, i fautori armerini che hanno promosso un’alternativa diversa al Consorzio di Enna si illudono che andando altrove possano valorizzare meglio il loro territorio. Dimenticando che il problema di Piazza Armerina non è mai stata Enna in quanto capoluogo di provincia, ma la pochezza di politici e amministratori armerini che hanno badato più ai loro interessi che al bene del loro territorio. Non a caso la città dei mosaici non ha mai espresso un presidente di provincia a differenza, tanto per fare un esempio, di piccoli comuni come Assoro o Centuripe. Dunque, cambiare consorzio potrebbe essere un’alternativa? No. Cambierebbe il comune capofila, ma non la situazione, forse addirittura la peggiorerebbe.
Giacomo Lisacchi
Riprendiamo e pubblichiamo dal quotidiano La Sicilia