È questa la vera morte di Marco e della sua famiglia, che tornati a Troina, si sono ritrovati a combattere con la burocrazia sanitaria, che più che alla sofferenza, guarda alle carte, alle autorizzazioni, quelle che non arrivano e che fanno dannare l’anima quando invece si potrebbe impiegare quel tempo a lottare, per vincere la morte anche solo per vivere un giorno in più.
“Non è possibile che a Firenze, dice il padre di Marco, Claudio Signore, pensino a tutto loro e ti assistano in ogni tuo bisogno e con ogni mezzo possibile e immaginabile. Pensano anche ai familiari, al loro alloggio, ai loro bisogni. Coccolano i malati con infinita umanità, curando non solo il fisico ma anche l’anima. Mio figlio, grazie a questi ‘angeli’, che non svolgono un lavoro ma una missione, ha creduto fino alla fine che ce l’avrebbe fatta. Ma quando dovevamo tornare in Sicilia, ha avuto paura di tornare a soffrire. Oggi mio figlio non c’è più, ma io non mi voglio arrendere alla sua morte, e voglio fare ciò che avrebbe fatto Marco, lottare per chi sta vivendo lo stesso dramma, perché l’Italia è una sola e le cure devono essere le stesse ovunque ti trovi. Se un malato terminale ha bisogno del materasso antidecubito, non si possono aspettare i tempi tecnici della burocrazia, perché magari, intanto che arriva, il paziente muore. Perché il Mayer di Firenze è il paradiso per un malato e non può esserlo anche il Basilotta di Nicosia? Perché per avere rispettati i tuoi diritti, devi cercare gli ‘amici’ e chiedere cortesie, quando tutto ti dovrebbe essere dovuto?”.
C’è rabbia dietro questa denuncia, ma anche determinazione. “Io ho altri figli, continua Claudio Signore, e non voglio pensare che se domani dovessi avere ancora bisogno della sanità, mi devo perdere dietro le carte, quando dovrei essere a fianco dei miei figli a lottare. Lo voglio per Marco e per tutte quelle persone che oggi stanno lottando contro il cancro”.
Anche per questo, Claudio Signore, sta pensando di mettere in piedi un comitato che si impegni affinché le cose cambino. “Durante la veglia funebre, conclude Signore, ho scoperto che sono tantissime le persone che come mio figlio hanno il cancro, e che come noi si ritrovano a combattere la burocrazia e il disinteresse di alcuni sanitari, per questo, anche col loro sostegno, voglio raccogliere delle firme e chiedere a gran voce un cambiamento della sanità ennese. Chi vuole aiutarmi, contatti me o la mia famiglia”.
Sandra La Fico
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