Enna. Interrogato Gesualdo: il presunto capo di Cosa nostra respinge le accuse

Gesualdo Salvatore

Gesualdo Salvatore

Ha respinto tutti gli addebiti, dichiarandosi totalmente estraneo ai fatti dei quali è accusato. Solo questo è emerso sull’interrogatorio di Salvatore Gesualdo, l’assistente della polizia penitenziaria arrestato all’alba di martedì con l’accusa di essere il nuovo reggente di cosa Nostra ennese. L’interrogatorio per rogatoria si è svolto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove Gesualdo è stato rinchiuso, alla presenza del suo difensore, l’avvocato Michele Baldi del Foro di Enna.

L’unico altro particolare emerso è che Gesualdo avrebbe spiegato che i rapporti che gli vengono contestati con esponenti della criminalità organizzata ennese sono solo frutto di antiche amicizie personali, ma senza alcun suo coinvolgimento episodi criminali. L’avvocato baldi si è limitato a spiegare che l’ordinanza di custodia cautelare verrà impugnata dinanzi al tribunale del riesame di Caltanissetta e che ne verrà chiesto l’annullamento contestando i presupposti dei gravi motivi alla base della custodia in carcere. Non è invece noto se si è già tenuto anche l’interrogatorio di garanzia per Giancarlo Amaradio, detenuto nel carcere di Milano e raggiunto anche lui da ordinanza di custodia cautelare, insieme a Gesualdo, che gli è stata notificata in carcere. Secondo le accuse che il trentatreenne agente della penitenziaria ha respinto, il suo sarebbe stato un ruolo di primo piano a partire dal 2009, quando venne arrestato Amaradio, che aveva riorganizzato il gruppo di Cosa nostra a Enna e che era il referente che interloquiva con il boss Salvatore Seminara, designato alla reggenza dal capo storico di Cosa nostra calatina Ciccio La Rocca, ne avrebbe preso il posto. Amaradio si fidava di Gesualdo, tanto da portarlo anche ai summit di mafia con Saminara e tanto da averlo come braccio destro anche nelle richieste di pizzo, come avvenuto, almeno sempre secondo le risultanze delle indagini, quandi venne chiesta la messa a posto al titolare di una discoteca di Pergusa che si rifiutò e venne anche alle mani con i due che lo minacciarono e poi boicottarono il suo locale cercando di allontanare i clienti. Sempre con Amaradio avrebbe minacciato e malmenato il debitore di un imprenditore amico, portato in una casa di campagna dello stesso Gesualdo. Accuse pesanti e circostanziate, alle quali si aggiungono quelle di avere poi assunto la guida del gruppo “sopravvissuto” di Cosa nostra che era stato vicino ad Amaradio, andando anche a caldeggiare una gestione autonoma di tangenti e stupefacenti degli affiliati di Regalbuto, con Filippo Passalacqua, all’epoca capo del clan Cappello a Catenanuova e incontrando gli esponenti del clan Santapaola per ottenere “aiuto” ma anche il benestare, per imporre il pizzo su un centro commerciale. Tutte accuse che gli muivono 3 pentiti ma che Gesualdo ha respinto.

Da La Sicilia www.lasicilia.it

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