Alla fine Garofalo “si” è fatto fuori.
È stato chiaro come al solito Paolo Garofalo che non le ha mandate a dire soprattutto a chi lo ha sempre attaccato a cui ha detto di non cantare vittoria “per non fare la figura da pepè”. Ha parlato per oltre un’ora di seguito senza mai pronunciare il passo indietro in modo esplicito ma la sua decisione di un passo indietro l’ha data, alla base la questione di opportunità legate alla vicenda giudiziaria: “Un doppio filone di indagini sul nucleo di valutazione e sulla proposta di dirigere la polizia municipale all’avvocato Termine. Non ci siamo macchianti di nessun reato, niente di cui mi debba preoccupare o vergognare” dice Garofalo che evidenzia però quali potrebbero essere i rischi prendendo ad esempio una vicenda simile avvenuta ad Agrigento con l’allora sindaco Zambuto: “Sono tranquillo ma se arrivasse un rinvio a giudizio o una condanna in primo grado arriverebbe una sospensione per me”. Il che danneggerebbe la città ha spiegato Garofalo ammettendo anche che “ho dato già in passato al segretario la mia disponibilità alla candidatura e alla non ricandidatura”, denunciando poi che a seguito di ciò