La sua opera di apostolato e la saggezza lo fecero amare dal popolo che spesso gli chiedeva consigli. Umile e semplice rifiutò la nomina ad abate del monastero, accettandola in segno di obbedienza solo dopo un intervento papale. La sua fama di uomo santo lo accompagnò per tutta la vita e gli vennero attribuiti vari miracoli. Divenuto cieco si faceva accompagnare dai confrati. Si narra che un giorno, di ritorno da una visita ai parenti di Nicosia, venne fatto oggetto di uno scherzo da parte dei monaci, che gli chiesero di predicare per una inesistente folla di fedeli. Il luogo era deserto ma quando impartì la benedizione le pietre risposero “Amen”.
Quando morì la sua fama di santità era ormai tale che venne sepolto nella stessa urna di San Filippo di Agira. Il culto del santo fu vivo nei secoli successivi tanto che nel 1575 dopo la liberazione di Nicosia dalla peste, il senato e il popolo decisero che la sua festa venisse in futuro celebrata a spese dell’erario. Quando suo sepolcro, scomparso durante le invasioni saracene, venne ritrovato, la città chiese ad Agira una reliquia trasportata solennemente al paese natale. Ripetutamente i “mariani” chiesero al papa di nominare San Luca patrono di Nicosia.
Ma sembra che a osteggiare la richiesta ci fossero i residenti del quartiere di San Nicola, divenuto ormai centro della vita cittadina, che fecero una questione di prestigio non solo religioso, ma anche politico, del fatto che patrono rimanesse San Nicola. A partire dal 1600 il culto per San Luca Casale si va perdendo lentamente. Adesso due giornate il primo e il 2 marzo, saranno a lui dedicate con una serie di iniziative e convegni nelle chiese di San Michele e Santa Lucia.
GIULIA MARTORANA PER IL QUOTIDIANO LA SICILIA