Nicosia. Nominato il consiglio di amministrazione dell’azienda speciale Silvopastorale

Commissario strardinario nicosia 1 - Margherita RizzaNicosia. Nominato il consiglio di amministrazione dell’azienda speciale Silvopastorale. Il commissario straordinario Margherita Rizza (nella foto), con determina ha nominato membri del Cda Antonino Proetto, Francesco La Motta e l’ex assessore all’agricoltura Giuseppe Scarlata. I tre componenti del consiglio di amministrazione dovranno poi eleggere il presidente. I compensi previsti sono il 10% dell’indennità del sindaco per il presidente e il 5% per i consiglieri. La Rizza aveva revocato il precedente consiglio di amministrazione lo scorso gennaio, con determina che lo ha dichiarato decaduto a partire dal 3 dicembre, data delle dimissioni del sindaco Sergio Malfitano. Di fatto eventuali atti emanati dal Cda da 3 dicembre alla data della revoca, sono nulli, anche se tecnicamente il Cda non si considera automaticamente decaduto con la decadenza del sindaco.
Benché si tratta di organismo fiduciario, che decade con la cessazione della carica del sindaco, secondo l’interpretazione normativa che venne fatta dai dirigenti del Comune dopo le dimissioni di Malfitano, il Cda sarebbe stato carica fino all’insediamento del commissario regionale. A fare le veci del Cda dell’azienda che gestisce il demanio comunale è stata, dal suo insediamento, il commissario Rizza che ne ha assunto le funzioni per l’ordinaria amministrazione e che adesso ha nominato il nuovo vertice che è in carica a partire dal 19 marzo. Tecnicamente tutte le attività della Silvopastorale sono congelate da quasi 2 mesi. Per il nuovo Cda che decadrà con la cessazione dell’incarico della Rizza, e quindi secondo la logica applicata dal commissario al precedente consiglio, nel momento in cui il 2 giugno verrà proclamato il nuovo sindaco, si profilano già una serie di problemi. Primo fra tutti, la pioggia di richieste di sospensione dei canoni di affitto dei terreni gestiti dall’Assp, da parte degli allevatori e agricoltori che non possono utilizzarli per i pesantissimi danni provocati dai maiali selvatici. Il comitato composto da un centinaio di residenti in una decina di contrade devastate dai suini neri e dagli ibridi di cinghiale, del quale è portavoce l’imprenditore agricolo Giacomo Scardino, ha già preannunciato che verrà formalmente richiesta la sospensione dei pagamenti per i lotti scavati in profondità dai suini. Gli allevatori sono intenzionati a chiedere la sospensione dei canoni che ammontano mediamente a 130 euro annui per ettaro, considerato che i danni che rendono le aree inidonee all’uso per il quale sono stati affittati, non sono loro addebitabili.




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