“Ma non era quello di tagliare i costi della politica uno degli obiettivi principali della riforma?”, chiede Pagliaro. Le critiche della Cgil non si fermano qui: “Il testo – aggiunge Pagliaro – non affronta i temi più importanti della riforma, le questioni cioè del personale, delle funzioni, delle competenze e delle risorse finanziarie e spesso rinvia a successive norme, come nel caso dell’elezione a suffragio universale del presidente del libero consorzio e del sindaco delle area metropolitana”.
“Per quanto riguarda il personale delle ex province- osserva il segretario della Cgil- la normativa detta criteri generali ed è perfino evasiva quando si passa al personale delle Partecipate. Eppure questo è un tema importante- sottolinea- perché correlato al decentramento, che doveva essere uno dei cardini della riforma ma i cui nodi con questo testo non vengono per niente affrontati”. Tra le cose “superflue e antieconomiche” previste dal ddl la Cgil cita “il nuovo organo di adunanza elettorale sia del libero consorzio che della città metropolitana” che impegnerebbe i sindaci e i consiglieri comunali facenti parte dell’area vasta e nel caso delle città metropolitane anche i presidenti delle circoscrizioni per eleggere sindaco e Giunta, “quando c’è già un corpo elettorale come l’Assemblea e la conferenza dei sindaci che a pieno titolo detengono la rappresentanza dei cittadini”.