Gli Acroliti di Morgantina all’Expo

Acroliti expo Piazzetta Sicilia
Il cinque maggio scorso è stata inaugurata all’EXPO di Milano piazzetta Sicilia da un piccolo corteo di funzionari regionali, che all’apertura dell’evento erano ancora con scope e secchi in mano per salvare il salvabile ( e la faccia) dalla pioggia che s’infiltrava dalle coperture.
La cosa non ci interesserebbe più di tanto se a fare da sfondo alla piazzetta non fossero state collocate due delle sculture greche più importanti ed affascinanti al mondo, gli acroliti di Demetra e Persefone del museo archeologico di Morgantina, con il dichiarato intento di dare lustro alla Sicilia e diffondere la conoscenza del nostro patrimonio artistico. Noi non c’eravamo, ma la diffusione su Internet della manifestazione, con un video appostato su You Tube, ci consente qualche considerazione.
Le due sculture sono apparse relegate in un’anonima nicchia, male illuminata, senza alcuno sforzo per dare risalto allo loro bellezza, di cui tutti dichiaravano essere entusiasti, senza farla, però, apprezzare. Anzi, plasticamente il corteo regionale dava le spalle alle due dee, così nessuno poteva né vederle bene, né fotografarle. A celebrarle è stato chiamato Vittorio Sgarbi, che tra una battuta spiritosa e sorrisi ammiccanti alla compagna di turno, l’attrice Caroline Bouqet, ha espresso giudizi insulsi e banali sui due capolavori. Se non di passaggio, ha parlato del luogo di provenienza e di Aidone, né tanto meno del significato della loro presenza in una esposizione universale dedicata all’alimentazione.
In verità, il senso complessivo che si coglie da quella manifestazione (a parte la pena per due sculture messe in un sottoscala) è quello di una passerella autoreferenziale e autocelebrativa dei personaggi che vi hanno presenziato, apparsi soddisfatti della loro partecipazione retribuita profumatamente e della sceneggiata ad uso dei pochi giornalisti presenti. L’unica pubblicità se la sono fatta loro e Marella Ferrera, indubitabile eccellenza siciliana, ma non nel campo dell’arte.
EXPO-ACROLITIDemetra e Persefone meritavano di più.
Meritavano, intanto, che qualcuno accennasse allo loro storia, al loro recupero che fu vanto qualche anno fa delle autorità dello Stato di fronte alle prepotenze americane. Meritavano una parola sul perché abbiamo accettato (subito?) che venissero tolte per sei mesi dal museo dove stavano, con rischio per la loro sicurezza (speriamo che la pioggia le abbia risparmiate) e con danno certo, anche se temporaneo, per il museo stesso.
E poi, c’è un’altra considerazione. Come spiegare all’opinione pubblica, nazionale ed internazionale, che la Regione siciliana spende milioni di euro per esibire sculture greche in mezzo alle arance e non ha denaro sufficiente per dotare il museo di Aidone, dove quelle sculture sono custodite, di quanto necessario per offrirle ai visitatori nel modo eccellente che meritano? Come spiegare che si investe in propaganda, quando non si investe nelle cose fondamentali come trasporti, accoglienza, tutela, valorizzazione?
Non c’è risposta, se non nella atavica vanità di un popolo e dei suoi rappresentanti, burocrati e politici insieme, alla ricerca di una visibilità attraverso l’esibizione dei gioielli di famiglia per nascondere la rogna. Puttanissima Sicilia, come l’ha definita l’ottimo Pietrangelo Buttafuoco nel suo recente pamphlet, con tutto il risentimento e l’amore tradito che ogni vero siciliano avverte nel parlare della sua terra, quando osserva come si è ridotta. E noi siamo con Buttafuoco.

SILVIO RAFFIOTTA

Acroliti expo_Piazzetta_Sicilia

n.d.r.: Siamo alla farsa: come si può rendere possibile che un evento che doveva essere una vetrina del meglio che la Sicilia può offrire si trasformi nello specchio delle sue inadeguatezze e dei suoi problemi?” Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, a proposito dei problemi sorti con l’Expo e della sospensione delle attività a guida della regione. Pagliaro giudica comunque “inammissibile lo scaricabarile che sa di gioco delle parti a cui stiamo assistendo, un copione già visto, con un governo che in ogni caso mai è pronto ad assumersi le sue responsabilità.