PD siciliano, Crisaffullismo e Voto ennese

barone rosso aereoPD siciliano, Crisaffullismo e Voto ennese: tema che, a partire da Repubblica di Palermo passando lungo le potenti opinioni di Buttafuoco e Fava per arrivare ai notabili vecchi e nuovi di questo partito (in Sicilia è solo di loro), si cerca d’oscurare dopo aver puntellato Crisafulli con strane convergenze parallele. Hanno ad un tempo nascosto il fatto che i neo sindaco Dipietro e vicesindaco Girasole, per anni militanti attivi del PD e DS, sono stati epurati, o se volete esodati, assieme a centinaia di persone stimate per la loro chiarezza politica dal PD di Crisafulli in questo lustro. Il loro torto era ed è il dissenso sul fare politica di chi con simpatia malcelata è definito il Barone Rosso (per tantissimi Grigio). Di questa misera vicenda ne sanno fin troppo gli on.li con bocche cucite Faraone e Lumia.

Ragioniamo, tuttavia, a bocce ferme per andare oltre l’immagine ennese che viene presentata, ossia quella di Repubblica di Palermo – “la Kore è una creatura di Crisafulli, bisogna riconoscerlo” (stronzata) – ; quella di Crocetta – “ la colpa è di Renzi “ (battuta risibile) -; quella di testate nazionali – “il centrodestra vince e il centrosinistra perde definita tale l’alleanza dei crisafulliani con i cuffariani e i referenti locali di Castiglione” (abbaglio giornalistico) -. Il voto di Enna ha ben altra valenza, tant’è che ha vinto uno schieramento sceso in campo per dire NO quantu ‘na casa ad un potere tanto arrogante quanto dannoso, tanto rude quanto spocchioso. Convince la felice battuta dell’on Salvatore Termine, già deputato all’ARS: ad Enna ha vinto la gente, e non la politica vissuta finora. Già, è la gente che vuole diradare la nebbia sbruffusa , per gli ennesi a paisana, calata sulla vita pubblica. È la gente che s’è espressa con un NO motivato dalla voglia d’avere un Sindaco e non un padrone, di titolare una classe politica rinnovata, di ritornare alla politica come servizio ed esercizio democratico. Enna può divenire un laboratorio siciliano per un ritorno al futuro? Forse è troppo, ma in tal senso va aiutata questa Città perché il suo viaggio sarà lungo e con curve a gomito. Con l’ottimismo della ragione e della volontà si può.

Ritorniamo al PD siciliano e al Crisafullismo che vanno a braccetto. Un argomento che i suoi dirigenti, da Crisafulli a Crocetta, tentano di raggirare con una sorprendente condivisione, ossia che la colpa è di Renzi se in Sicilia si perde! Come si è soliti, chi è sconfitto alza il tiro per distrarre dagli obiettivi che ha mancato. E’ chiaro a tutti che, stando alla metafora, la freccia lanciata dal PD isolano, ossia “il rachitismo politico” del segr. reg.le Raciti, non ha fatto centro. Parliamone fissandolo come una foto di gruppo. S’individua il Crisafullismo come identità vigorosa del PD isolano; si ritrova l’alleanza girgentana senza coerenza e confini politici; si coprono le dure complessità di Città come Gela e Augusta pur di starne alla larga; si nota il governo Crocetta in affanno e avvitato nella sua quotidianità; si vede il renziano sui generis Faraone che coopta chicchessia ed è stretto da faraoniche bizzarrie. Sullo sfondo si distinguono i cacicchi vecchi e nuovi, garanti di un partito che è dalemiano in eccesso e contro Renzi perché loro probabile rottamatore. Si può chiedere sostegno elettorale a tutto ciò?

Questo PD è fuori dalla testa della gente, la quale s’organizza con liste ad impronta cittadina pur con i limiti, e sono tanti, che ne derivano. È un partito che in Sicilia ha creato vuoti enormi che l’elettore cerca di colmare, organizzandosi in autonomia, pur di dire NO a quel fare politica avulsa dal pensiero del mondo progressista. Il voto di Enna è la risposta, senza se e senza ma, al “rachitismo politico siciliano”, sprezzante e scellerato persino sull’uso del simbolo del PD, che è entrato ed uscito come un coniglietto dal cilindro di prestigiatori mediocri e sconfitti.

Vincenzo Cimino