Leonforte. Romanzo criminale in attesa del C.C. “Tremate tremate le streghe son tornate”

Il Gattopardo - Film 1963Leonforte. Era già in itinere un nuovo capitolo di romanzo criminale su quel 29 giugno 2015 che consegnò alla patria tanti eroi per aver debellato il rischio dell’aumento aliquote IMU e TASI cosi come previsto dal piano di riequilibrio (approvato il 31 dicembre 2014) per accedere al fondo di rotazione. Era pronta una disamina sul “bene comune” di ieri e di oggi: ieri  29 giugno 2013, data dell’insediamento del C.C., oggi 29 giugno 2015, giorno dell’eroismo annunciato; ma ecco che piomba una nuova patata bollente nella prossima seduta del  C.C. previsto il 23 luglio alle 17.30. I paladinismi potranno dunque attendere, e gli eroi ricevere la loro aureola a tempo debito, perché oggi, quel che preme alla comunità, più delle tasse, forse, è una questione socio-culturale: il registro delle unioni civili.
Giovedì si discuterà infatti di “Approvazione Regolamento istitutivo del Registro delle Unioni Civili e delle Convivenze” ( in esecuzione di un decreto del presidente della Repubblica del 1989). Un percorso in tale direzione è stato avviato con l’approvazione, all’unanimità dei i 12 cc presenti su 20, dell’atto di indirizzo del gruppo Pd nela seduta  del 27 marzo 2014. Nel documento si faceva specifica richiesta di: Istituire il Registro Comunale delle Unioni Civili e delle Convivenze; demandare alle Commissioni Consiliari I e III la predisposizione,di apposito regolamento, da sottoporre all’approvazione del Consiglio Comunale, volti a garantire parità di diritti e di accesso ai servizi comunali tra le cosiddette famiglie tradizionali e quelle risultanti dall’istituendo Registro Comunale delle Unioni Civili e delle Convivenze; Garantire la possibilità alle coppie richiedenti di sottoscrivere l’atto d’iscrizione al Registro Comunale delle Unioni Civili in forma pubblica e alla presenza di un Ufficiale dello Stato Civile; Impegnare l’amministrazione comunale a riconoscere pubblicamente, tutelare e sostenere le unioni civili e le convivenze, al fine di superare situazioni di discriminazione e favorirne l’integrazione e, ad adottare tutte le iniziative politiche e amministrative volte a stimolare il riconoscimento giuridico nella normativa statale delle unioni civili, al fine di garantire i principi di libertà individuale e assicurare la parità di trattamento dei cittadini. La proposta di regolamento è poi stata approvata dalla III Commissione Consiliare, e sullo stesso, il Forum delle Associazioni Familiari ha dedicato un incontro-dibattito lo scorso 15 luglio. Un percorso consiliare che, da allora, non ha alzato polveroni né scatenato polemiche o avviato una vera e propria caccia alle streghe come sta parendo attualmente. Ma chi sono le streghe e chi le caccia?
Tutto ha inizio da un comunicato dei Giovani Democratici, di qualche giorno fa, nel quale si legge “L’Italia non ha attualmente una legislazione effettiva, organica, per le “unioni civili”. Si parla pertanto di coppia di fatto, in quanto coppia non riconosciuta giuridicamente, se non in un quadro frammentario, in cui diritti e doveri non derivano da una normativa unitaria ed omogenea, come nel quadro del matrimonio, ma sono soltanto quelli previsti da specifiche leggi, oppure da sentenze che costituiscono precedenti (cioè la giurisprudenza), o da autonomia contrattuale (contratti fra conviventi, che creano diritti e obblighi solo fra di loro, come un qualunque contratto) … Il Regolamento prevede precise aree tematiche entro le quali gli interventi dovrebbero considerarsi prioritari, che sono: casa (Iscrizione nelle graduatorie per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica), sanità e servizi sociali (Ottenimento di informazioni circa lo stato di salute del convivente nonché di assisterlo nelle strutture sanitarie in caso di degenza), politiche per i giovani, genitori e anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione, trasporti. Importante è sottolineare che chi si iscrive al registro è equiparato al parente prossimo del soggetto con cui si è iscritto, deve essere maggiorenne, residente e coabitante nel Comune di Leonforte”. I GD hanno concluso appellandosi ai consiglieri comunali “affinché votino favorevolmente all’istituzione del Registro per compiere il primo passo verso l’equiparazione dei diritti, l’eliminazione di ogni discriminazione e per favorire l’integrazione e lo sviluppo di ogni coppia nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio. Una eventuale bocciatura attesterebbe la sclerotizzazione e la cecità dei rappresentanti dei cittadini ad aprirsi alla realtà delle cose, alla libertà, al riconoscimento pubblico dell’amore tra due persone, di diverso o dello stesso sesso. Negare diritti essenziali alle coppie di fatto non avrebbe senso, poiché di fatto esse esistono e privarle di tutela porterebbe esclusivamente a manifestazioni di grande chiusura mentale”.
La discussione si è diramata in tutto il territorio nelle sedi laiche, cattoliche, atee, partitiche, del passeggio e cazzeggio, diventando anche discussione da bar “Ma sicunnu tia a votinu sta cosa di si registri?”, “Ma quindi masculi cu masculu si punu maritari?”, “Possono adottare pure i figli?”. E ancora “La famiglia è una sola, devono fare i progressisti a tutti i costi” o “Quanto bigottismo ancora, i tempi son cambiati”.
Tanti gli interrogativi sorti in breve tempo e saltati di bocca in bocca con quel pizzico di fantasia che rende accattivante l’ argomento del giorno.
Non si è fatta attendere la risposta del Forum delle Associazioni Familiari, che, con una nota stampa spiega perché ritiene tale azione ingiusta “Il registro non ha base giuridica, perché non esiste una legge nazionale che disciplini le unioni di fatto e i Comuni non hanno competenza per creare nuovi status. Nella bozza di regolamento si legge che non interferisce in alcun modo con la vigente disciplina normativa in materia di anagrafe e di stato civile. Si presenta come una conquista di civiltà, mentre in realtà, a Leonforte, già dal novembre 2014, i diritti non sono negati a nessuno, secondo quanto previsto dal Regolamento dei servizi socio-assistenziali, secondo il quale per nucleo familiare si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, coabitanti ed aventi dimora permanente nel comune. Una famiglia anagrafica può essere costituita da una sola persona così come previsto dal D.P.R. 223/89. La stabile convivenza, di almeno due anni, di persone che, pur senza vincoli, vivono stabilmente sotto lo stesso tetto e partecipano alla formazione e gestione del bilancio familiare consente l’accesso all’intervento qui disciplinato. Già rispetto a questo regolamento, il Registro appare un passo indietro nel riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i cittadini. La parificazione, che il registro dichiara di voler realizzare, sul piano dei rapporti interni ai conviventi è priva di reali effetti, mentre sul piano dei rapporti con la civica amministrazione è profondamente iniqua e discriminatoria poiché crea una categoria di formazioni sociali i cui componenti sono titolari di soli diritti comunali, senza indicare alcun dovere corrispondente, disattendendo non solo l’articolo 3 ma anche l’art. 2 della Costituzione che, nel riconoscere i diritti inviolabili dell’uomo richiede l’ adempimento dei doveri di solidarietà politica economica e sociale. Se lo scopo è quello di non discriminare situazioni identiche nella sostanza, che differenza ci può essere tra due conviventi iscritti al registro e due conviventi non iscritti? Le persone sono obbligate a registrarsi come coppia, se non sono sposate ma solo coabitanti, per godere dei servizi del Comune? A tal proposito può essere interessante leggere il testo dell’impugnativa del Commissario di Stato, in relazione al Registro delle unioni di fatto della Regione Sicilia: “L’art. 37 da adito a censura sotto il profilo della violazione degli artt. 3 e 81 della Costituzione. Esso infatti estende tutte le agevolazioni, contribuzioni e benefici a qualsiasi titolo previsti dall’ordinamento regionale per la famiglia, alle coppie di fatto iscritte negli appositi registri delle unioni civili, istituiti dai comuni della Regione siciliana ed alle famiglie mono-parentali. Siffatta generalizzata estensione “tout court”, senza distinzione alcuna tra i singoli benefici e le ragioni e le finalità sottese ad ognuno di questi, si ritiene incompatibile con il principio di cui all’art. 3 della Costituzione che impone diversità di trattamento per situazioni diverse quali quelle della famiglia fondata sul matrimonio e delle unioni di fatto che trovano rispettivamente fondamento negli artt. 29 e 2 della Costituzione”. A sostegno dei riferimenti di legge, nel documento si fa anche cenno delle sentenze 138/2010 e 140/2009 della Corte costituzionale”. La conclusione è “Purtroppo, le famiglie leonfortesi vivono un momento di grande difficoltà. Siamo convinti che compito degli eletti, a qualsiasi titolo, sia cercare soluzioni per risollevare questa situazione. Non è più rinviabile una seria politica familiare, che, oltre a garantire i servizi minimi, preveda l’adeguamento delle tariffe dei servizi comunali ai reali carichi familiari, investendo sulla famiglia come risorsa, non come problema. Abbiamo famiglie che non possono permettersi un affitto o che rischiano l’interruzione dei servizi perché non in condizione di pagare tasse e tributi, che fanno a gara per un alloggio popolare e fanno fatica a fare la spesa. L’allargamento dei diritti dovrebbe prevedere che siano già garantiti a chi per legge ne dovrebbe usufruire. Siamo del parere che tutti i cittadini vadano tutelati. Non occorre un registro, privo di effetti, per farlo. Abbiamo proposto, al suo posto, che si istituisca un apposito settore anagrafico sulle convivenze e le famiglie di fatto, che non richieda registrazione, prescinda dal sesso dei partner della coppia, dia la possibilità di conoscere un aspetto della vita sociale della città e garantisca parità di trattamento a tutti, non solo ad alcuni”.
Ma anche “Gioventù Nazionale”, Movimento giovanile di Fratelli d’Italia, ha detto la sua con una nota stampa “L’istituzione del registro delle Unioni Civili è si argomento di grande importanza dal punto di vista etico, al momento però, è necessario effettuare alcune valutazioni pratiche circa le priorità di cui dovrebbe occuparsi il Civico Consesso: la spropositata pressione fiscale, il pietoso stato in cui versano le strade della nostra cittadina, la riqualificazione del centro storico, la messa in sicurezza di alcune zone disastrate (vedi P.zza 2000). Auspichiamo la netta presa di posizione dei signori consiglieri sulla decisione finale di un provvedimento nemmeno riconosciuto dalla legge italiana. Sarebbe cosa buona e giusta che la Chiesa locale prendesse posizione, nelle persone del nostro Vescovo e dei parroci locali. Vogliamo sottolineare inoltre, nei confronti di coloro che si ergono a paladini difensori di questa proposta, che il Regolamento dei servizi socio-assistenziali non esclude nessuno dal richiedere tali diritti recitando che per nucleo familiare si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, coabitanti ed aventi dimora permanente nel comune. Una famiglia anagrafica può essere costituita da una sola persona cosi come previsto dal D.P.R. 223/89”.
Un carosello di botta e risposta che sta creando un clima da caccia alle streghe. Ai 20 consiglieri l’arduo compito di agire col “buon senso”; si chiede dunque alla politica un atto di civiltà, che per taluni sta nella bocciatura e per altri sta nell’approvazione del regolamento, e quindi sarà un atto di inciviltà l’averlo promosso o bocciato, a seconda dei punti di vista. Il rischio è che tutti, in un modo o nell’altro, stiano inconsciamente chiedendo la stessa cosa: diritti a tutti i tipi di nuclei affettivi senza discriminazioni di sorta, ma si mostrino piuttosto restii ad abbandonare le ideologie o i credi che determinano le proprie scale di valori, come se a metter da parte “la propria storia” si tema di dover rinunciare o rimettere in discussione dei valori e delle convinzioni. Può darsi che il tanto dibattere corrisponda al rifiuto di accettare la possibilità di non sapere con esattezza cosa sia giusto e sbagliato e che il cambiamento, non sempre dipende da consapevoli scelte razionali, e non è calcolabile preventivamente su dati giuridici o etici.
Intanto, è in discussione in Senato il provvedimento sulle unioni civili redatto dalla senatrice Monica Cirinnà (Pd) che si rifà al modello tedesco.

Livia D’Alotto