Enna. Area industriale Dittaino, cimitero di imprese e speranze tradite

asi ennaPer gli ennesi i decenni ’60 e ’70 furono carichi di speranze e voglia di sviluppo con l’insediamento di fabbriche. Si voleva rompere con il passato fatto di miniere di zolfo in perdita, imprenditoria senza rischi, artigianato paesano ed economia lenta e senza futuro. Insomma, si pensava di spaccare il muro antico dell’isolamento storico. Si apprestò il bulldozer, la testa d’ariete. Era il Consorzio Industriale “Val Dittaino”. Allora scesero in campo tutti: Sindaci con i loro paesi, parlamentari naz.li e reg.li, partiti, sindacati del lavoro e associazioni delle imprese ritrovandosi in una piattaforma rivendicativa (così fu definita) che convinceva e univa, sia pur in tempi di scontri politici frontali. Si sosteneva che le miniere di zolfo andavano chiuse, ma il territorio ennese era da risarcire (sissignori proprio così!) solo, e solo se, la Regione avesse finanziato l’area di Dittaino per favorire l’insediamento industriale. Nel ’72 fu approvata la legge reg.le per le zone interne. Seguirono anni d’impegno fattivo e d’azione corale, costruendo infrastrutture e opifici industriali. Poi…. Ecco insinuarsi i consueti distruttori di casa nostra. Clientelismo, assistenzialismo, pressapochismo e tutti gli “ismi” di stampo siciliano. Così prese avvio la discesa senza freni, insediandosi imprese fasulle e tali solo con il danaro pubblico. Si dilatavano le presenze di personaggi mediocri ed estranei alla crescita economica del nostro territorio. Si sperperavano risorse senza renderne conto, anche perché nessuno lo richiedeva. Si gestiva il Consorzio fagocitato via via dagli uomini forti della politica nostrana, goffe copie dei suoi fondatori che erano adusi alle grandi sfide politiche. Infine, si gareggiava allo sfascio nel primo decennio del 2000, prima del commissariamento e controllo dell’Agenzia reg.le.

La cronaca degli ultimi anni ci ha informato su alcune sue vicende, non di certo da glorificare. Ne riportiamo i titoli che illustrano da soli:
· Un’inchiesta con registrazioni filmate dei ROS carabinieri su un appalto, che si voleva pilotato, è archiviata lasciando increduli.
· Alcuni bilanci annuali non sono stati approvati, divenendo foto opache di una pessima e perniciosa gestione.
· L’ultimo presidente, pedina del potere politico crisafulliano, si opponeva minacciosamente al commissariamento.
· L’ex commissario ha denunciato l’ex direttore per ragioni, in sé gravi, legati al suo operato ritenuto inadatto e di nocumento.
La discesa spietata del Consorzio, iniziata molti anni fa, s’è conclusa in via definitiva dopo circa 40 anni con la sua messa in liquidazione . Una vita breve, molto breve, purtroppo per noi. Rimangono operanti imprese che vivacchiano con circa 150 occupati. Siamo ad oggi. Che dire?
Con l’Area Industriale gli ennesi hanno lottato, sperato, pensato per affrancare la nostra terra dalle rapine delle sue ricchezze (acqua, miniere ecc.) e per entrare nella storia presente. È seguito il declino inesorabile accompagnato da una classe dirigente, non solo politica ma a 360 gradi. Solo pancia, niente testa e cuore. È vero, le colpe sono di molti, ma anzitutto nostre con facce e nomi. È un capitolo del libro non scritto delle responsabilità e sconfitte. Andrebbe almeno scribacchiato.
Per ora, limitiamoci ad una umile figurazione visiva ed emotiva di quello che è. La prima: si presenta agli occhi un cimitero d’imprese defunte; un fiume d’investimenti pubblici di tante centinaia di milioni d’euro rimasto secco perché finiti a mare; i palazzi per uffici e per eventi chiusi ma pronti per atti di vandalismo; i pochi dipendenti spostati nella sede di Caltanissetta. La seconda (emotiva): ieri il sogno sperato, oggi la realtà fallita; 1975, l’anno gioioso di un avvio operativo, 2015 l’anno di una distruzione finale.

Vincenzo Cimino