Elio Galvagno: fare sistema per rilanciare territorio ennese. Istituzione Consorzi opportunità e sfida

Elio Galvagno, Sindaco di Centuripe e già Presidente della Provincia di Enna, interviene nel dibattito in corso sui Liberi Consorzi di Comuni, anche alla luce della paventata scelta di Piazza Armerina di aderire alla Città Metropolitana di Catania.

provincia enna sicilia“In Sicilia – dice Galvagno – in controtendenza con il resto del Paese, la legge regionale prevede un potenziamento degli Enti intermedi, che potranno realmente disegnare un nuovo modello di sviluppo, in grado di aderire e di rispondere alle reali esigenze territoriali, grazie alle competenze proprie dei Consorzi in materia di servizi sociali e culturali, di organizzazione del territorio, di tutela dell’ambiente e, appunto, di sviluppo economico.

E proprio in un’area come quella della provincia di Enna, ricca di storia, di territorio e di potenzialità ancora inespresse, è necessario fare davvero sistema, come pure è accaduto in anni in cui la sinergia tra Istituzioni, forze sociali ed imprenditoriali consentì la realizzazione di opere importanti, prima fra tutte l’istituzione dell’Università Kore.

Per far questo – continua – è necessario un nuovo protagonismo di tutti i comuni dell’istituendo Consorzio, che possono svolgere, ciascuno, un ruolo cruciale per disegnare una nuova strategia di crescita, che parta dallo straordinario giacimento culturale, ambientale e territoriale trasversale a tutta l’area e di cui Piazza Armerina rappresenta senz’altro un fiore all’occhiello, facendo diventare questo splendido territorio interno un vero polo di eccellenza.

Lo dico spesso e lo ribadisco. Il rilancio delle aree interne è al contempo una sfida difficile ma anche l’unica opportunità concreta per far ripartire la Sicilia.

In tal senso mi stupiscono le polemiche che si sono innescate alla notizia dell’apertura di una sede ennese dell’Università Romena Dunarea de Jos. Al di là della querelle sulle autorizzazioni, che mi sembra tanto sterile quanto incomprensibile perché di facile verifica, trovo comunque singolare che tale ipotesi abbia suscitato un così vasto moto di indignazione, che ha il sapore delle parole del Principe di Salina, quando ricordava a Chevalley che “In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di “fare”.

E questo lo dico pur essendo noti a tutti i rapporti politici con l’Amministratore delegato della Fondazione Proserpina, cui non ho mai risparmiato critiche aspre e da cui mi separa una distanza siderale su tante materie che riguardano la politica e la visione dello sviluppo e del territorio.

Ma questo non mi impedisce di riconoscere la bontà di un’iniziativa che, se corredata di tutte le autorizzazioni necessarie, rappresenta un’opportunità aggiuntiva per il Consorzio ennese, in un quadro che già equipara, per le facoltà sanitarie, il titolo di studio romeno a quello italiano”.