L’irregolarità acclarata dalle Fiamme Gialle è scaturita a seguito di un accesso presso l’azienda, finalizzato a verificare la regolare posizione fiscale e contributiva della medesime.
Per ciascun lavoratore in nero è applicabile la cosiddetta maxi-sanzione, che va da un minimo di € 1.950,00 ad un massimo di € 15.600,00, maggiorata di € 195,00 per ogni giorno di lavoro e nei casi più gravi come questo riscontrato dalle fiamme gialle ennesi comporta anche la sospensione della licenza.
Il fenomeno del lavoro sommerso, infatti, genera molteplici effetti negativi: incertezza per i lavoratori sulla stabilità del rapporto d’impiego, sulla tutela del proprio diritto alla salute ed alla sicurezza del luogo di lavoro e sulla possibilità di godere, negli anni della maturità, di una vita sufficientemente agiata; inoltre, ai minori introiti per l’erario che derivano dalla illecita pratica si aggiunge l’alterazione del sistema virtuoso della concorrenza, grazie agli indebiti risparmi ottenuti dal datore di lavoro che impiega manodopera irregolare, con pari danno per gli operatori corretti “regolari”, nonché la riduzione del finanziamento del sistema di sicurezza sociale, senza dimenticare l’agevolazione che il fenomeno fornisce a forme criminali più pericolose (quali ad esempio l’immigrazione clandestina ed il “caporalato”) che incidono sul livello generale di sicurezza dei cittadini.
La piena consapevolezza degli effetti negativi che il lavoro nero produce spinge la Guardia di Finanza a mantenere alta l’attenzione e costante l’azione di contrasto, adottando strategie operative che mirano a colpire tutte le diverse azioni illecite che l’impiego di lavoratori in nero comporta, garantendo così un più armonico sviluppo dell’economia legale.