Leonforte: veglia diocesana con suor Angela la Magna e Padre Filippo Mammano

con suor Angela la Magna e Padre Filippo MammanoLeonforte. Si è tenuta lo scorso sabato, nella Chiesa Madre, la veglia diocesana presieduta dal Vescovo Mons. Salvatore Muratore, con la testimonianza di suor Angela la Magna e Padre Filippo Mammano.
Dopo aver visitato alcune missioni dell’Africa, in Tanzania e in Sierra Leone, Angela avvia il proprio cammino spirituale nel 2003, quando intraprende il percorso di formazione nella congregazione delle “missionarie di Maria saveriane” presente in Italia, in Africa (Burundi, Camerun, Ciad, Congo), nelle Americhe (Brasile, Messico, Stati Uniti), e in Asia (Giappone, Thailandia). Da circa 6 anni Angela vive in Brasile, a Serrano do Maranhão dove si occupa di giovani e bambini “Come congregazione on abbiamo strutture ci appoggiamo alle parrocchie che troviamo, viviamo in mezzo al popolo quindi andiamo noi dalle famiglie, nelle scuole, viviamo con il popolo. Cerchiamo di trasmetter loro la spiritualità missionaria perché anche loro possano donare e non solo ricevere, dico anche loro di pregare per gli altri bambini nel mondo”.
Padre Mammano opera invece in Tanzania, inizia il proprio percorso missionario nel 1991, negli orfanotrofi, oggi segue bambini a rischio e disabili. Definisce il missionario colui che si perde nell’altro, che fa proprio il dramma e la gioia altrui, è colui che riceve più di quanto non dia.
Infine l’intervento della giovane Antonella Zito, che ha vissuto un’esperienza di volontariato presso la missione di Ilula di Padre Mammano, in Tanzania . Nell sue parole nostalgia e amarezza si mischiano “E’ con i bimbi che ho vissuto l’Africa. Poveri? Per molti aspetti lo siamo più noi di loro, quando esaltiamo l’apparenza o giudichiamo gli altri, quando la tecnologia da opportunità diventa minaccia perché ci fa smettere di comunicare. Quando puntiamo al nostro ego e ci sentiamo pure sfortunati”.
Ciò che accomuna le tre testimonianze è l’ “indescrivibilità” stessa del volontariato. La veglia termina con questo alone di astrattezza e tacita speranza. Antonella ha ancora la nostalgia di quei luoghi negli occhi, la tensione della sua mano tesa verso l’altro, la gioia stupita del viver semplice e felice. Sembra abbia compiuto un viaggio senza ritorno eppure lei deve ancora tornare, è in quell “indescrivibilità” di cui s’è tanto parlato.
Uscendo dalla Chiesa, e con l’eco di alcuni messaggi “I nostri padri fondatori ci dicevano fare del mondo una sola famiglia”, “I poveri siamo noi”, “Missionario sei tu che mi dai la possibilità di ricevere più di quanto io non dia”, corro dietro ad Antonella per saperne di più sulla sua esperienza, difficile starle dietro. Che ripercorra mnemonicamente i kilometri compiuti dalle donne per andare a prender e l’acqua ai pozzi? O non voglia scordare i suoi stessi passi compiuti nella sabbia rovente a giocare con i bambini? Tante le domande che non riesco a porle perché continuamente inghiottita dalla curiosa folla: “Missione è vivere la nostalgia di aver incontrato chi fino a qualche tempo fa non sapeva nulla della tua esistenza, è superare dolorosamente quella nostalgia e vivere per incontrarsi incessantemente con l’altro? E’ un viaggio di non ritorno, da cui si dovrà comunque tornare non fosse altro che per il dovere di offrire la propria testimonianza E’ trovare l’affetto disinteressato del prossimo e la totale eguaglianza nel sacro riconoscimento della propria diversità? Che essere missionario sia incontrare se stessi attraverso l’altro?. Me ne torno a casa con l’immagine di Angela e la sua espressione radiosa di chi porta con sé i sorrisi di tutti i bambini che ha incontrato, la loro malinconia e speranza di vita negli occhi, e la serenità di chi sa generosamente andare incontro all’altro per lasciarlo altruisticamente andare quando sarà pronto per stare nel mondo.


Livia D’Alotto