Sanità ennese disattenta e sempre più distante dalla gente e dal loro diritto alla salute

alzheimerI dirigenti dell’Azienda sanitaria ennese nell’elaborare in Nuovo Atto Aziendale si sono basati soprattutto nel cercare di dare risposte alle esigenze sanitarie del territorio solo che in questo “Piano Aziendale“non si è trovata una sola parola, un servizio, una unità operativa, che è stata dedicata a fornire risposte concrete ai malati affetti da demenza e alle loro famiglie. Probabilmente per i vertici aziendali questi malati e le loro famiglie non rappresentano una esigenza sanitaria, non meritano alcuna attenzione. Forse, e questo preoccupa, le migliaia di casi certificati sul territorio della provincia non meritano alcuna considerazione, alcuno sforzo da parte dei vertici aziendali per organizzare quei servizi che sono ad oggi e lo diventeranno sempre più necessari ed indispensabili progredendo l’incidenza di questa terribile malattia. Sulle demenze quali sono i dati che vengono inviati alla Regione, attraverso i quali vengono ad esempio individuate le Unità di Valutazione Alzheimer, operanti sul territorio, se di esse non esiste traccia nel nuovo atto aziendale? Forse la volontà dell’ASP è quella di lasciare questo settore moto delicato nel limbo? non dare alcuna risposta concreta in termine di servizi e personale sanitario ma continuare a favorire l’incremento al riconoscimento di Invalidità Civili quale unica risposta a questa terribile malattia? “Al silenzio dell’ASP – dichiara il vertice di Aima provinciale – siamo oramai abituati, abbiamo presentato una richiesta di accesso ad atti amministrativi e non abbiamo ottenuto alcuna risposta, e se questo è di per se grave, offende l’indifferenza dimostrata dai vertici aziendali al dramma che vivono migliaia di famiglie in provincia di Enna. Pur non essendo dei tecnici abbiamo rilevato come la componente amministrativa prevalga sulla componente sanitaria, come se una azienda che deve produrre salute potenzi la componente tecnico amministrativa piuttosto che sforzarsi nel creare dei servizi di eccellenza che diano dignità al malato e alla malattia“. “Basta guardare i diversi servizi territoriali – proseguono i dirigenti di Aima – per accorgersi di come il servizio pubblico sia quasi tutto convenzionato con il privato, una scelta politica che penalizza la sanità pubblica che quindi diventa erogatrice di servizi gestiti dal privato. E’ stato attivato un servizio di assistenza psicologica quale supporto a particolari servizi critici. Ci saremmo aspettati che l’acquisizione di questi professionisti fosse basata soprattutto sull’apporto di professionalità, esperienza e competenza non presenti tra il personale dell’azienda. A quanto risulta purtroppo le figure selezionate, tramite una pubblica graduatoria, sono dei seri professionisti inviati in diversi servizi ma spesso senza alcuna esperienza del settore dove dovrebbero operare”. In definitiva – concludono i dirigenti Aima – assumiamo e quindi retribuiamo dei professionisti per formarli non certo per aumentare la qualità del servizio reso, e dopo sei mesi li perdiamo per ricominciare da capo. A nostro avviso i nostri malati meritano molto di più“.