Via India, Via Cina, Via Bruxelles, questi alcuni dei nomi dati alle vie della zona nord di Leonforte. Nomi importanti certo, ma un tantino scollegati con la memoria del paese e del Paese. Leonforte è certo una realtà cosmopolita e multiculturale, ma forse sarebbe stato opportuno attenzionarla meglio la toponomastica della zona di espansione. Paesani benemeriti ne abbiamo e si potrebbe persino metterci qualche nome di donna, come si usa nei paesi per bene dove è paritaria la distribuzione delle vie, titolate a uomini e donne in egual misura, specie in tempi di sessismo esasperato rivedere la toponomastica cittadina affinché ogni nuova denominazione tenga conto della parità di genere sarebbe cosa buona e giusta. Donne che meritano un attestato permanente nella memoria collettiva, distintesi nella letteratura, nelle scienze, nelle arti, nella politica e nella vita di tutti i giorni oltre che figurine religiose, mitologiche e immaginarie ce ne sono? Forse qualcuna a cercarla bene si trova.. I criteri che regolano l’intestazione dei pubblici spazi sono severi e invitano i posteri a ricordare le gesta e l’opera dei padri nobili o dei nobili cittadini ad perpetuam rei memoriam. Si chiese già due anni addietro a chi di dovere di intitolare lo slargo “Scordo” a Berlinguer per esempio e per non far torto a nessuno si potrebbe nominare lo spazio di fronte a Almirante, di Quello onestamente nemico, ma ancora la richiesta non ha sortito risposta. Largo La Giglia è diventata intanto la piazzola senza nome cara alla movida tavachina. La targa celebrativa ivi apposta ricorda monsignor La Giglia “ un uomo innamorato del vangelo e della storia”, un prete di origini nicosiane che a Leonforte ha dedicato la sua vita e che per sessantadue anni vi ha operato innovando e facendo. Facendo una radio fra le altre cose: Radio Onda Libera nata nel 1977 e ancora attiva. Di padre La Giglia molto si è detto durante la tavola rotonda di lunedì sera e il professore Nigrelli, voce dell’Università Popolare, lo ha voluto ricordare come homo faber capace di aggiustare coscienze e cose. Speriamo allora che quest’uomo operoso sappia riscattare un angolo di paese spesso sporco e trascurato, illuminandolo da lassù in attesa che lo si faccia pure da quaggiù e confortati dall’opera ben cominciata attendiamo fiduciosi che il resto si compia. Ora che quell’angolo ha un nome di certo lo sporco che da sempre l’attanaglia sparirà e in un crescendo di buone azioni tutto il resto dell’urbe risplenderà, illuminando questo pezzo d’isola di civiltà e orgoglio paesano.
Gabriella Grasso