Addio al patto di stabilità

patto di stabilitàI Comuni sapranno gestire i margini di spesa che si libereranno con l’addio al patto di stabilità stabilito nella Legge di Stabilità? (ci si scusa per il pasticcio di parole)

Dal 1999, data di adozione con la L. 448, non c’è stata parte politica, sindaco o burocrate che non abbia additato il patto di stabilità quale causa dell’inerzia pubblica davanti ad esigenze della collettività sia in termini di efficenza dei servizi che di esigenze di infrastrutture.
Nella realtà la Legge finanziaria D’Alema 448/1998 ha adottato (all’italiana) i principi dei trattati europei noti come PSC (patto di stabilità e crescita) imponendo, ben oltre l’utile e con una tecnica economica discutibile, limiti economici e patrimoniali agli enti locali.
Il risultato è stato che il debito pubblico è quasi raddoppiato (da 1.200 miliardi del 1999 a 2.200 del 2015 anche se nell’ultimo anno si è registrato una diminuzione di circa 100 miliardi frutto per buona parte dei minori interessi pagati) e gli enti locali, specie i Comuni, hanno progressivamente ridotto gli investimenti non potendo o non volendo comprimere la cosidetta spesa corrente (stipendi e spesso clientele).

Dal 2016 il “grande alibi” del patto di stabilità svanirà, sottraendo giustificazioni agli amministratori locali che dovranno dimostrare di saper AMMINISTRARE.

La dipartita è prevista nel DDL della legge di stabilità, che tanto fa discutere i ben pensati della teoria “zero contanti” i quali dimenticano di leggere la norma nelle parti realmente salienti.

Il Disegno di Legge di Stabilità per il 2016, infatti, al fine di stimolare gli investimenti pubblici, interviene sui principali elementi economico-finanziari che, negli ultimi anni, hanno ostacolato la realizzazione delle opere pubbliche in Italia.

La manovra prevedendo la cancellazione del Patto di stabilità interno, grazie all’utilizzo della clausola europea per gli investimenti, potrà consentire un’accelerazione della spesa nel 2016 per programmi già approvati, nonché un incremento delle nuove risorse stanziate.
La soppressione del Patto di stabilità interno e il contestuale passaggio al cosiddetto “pareggio di bilancio” permetterà agli enti territoriali di liberare i pagamenti pregressi alle imprese, per i quali la P.A. dispone di risorse in cassa, superando un problema che ha creato enormi difficoltà alle imprese negli ultimi
otto anni.
Allo stesso tempo, il superamento del Patto permetterà di rilanciare l’attività di investimento degli enti territoriali, favorendo interventi utili al territorio e al benessere dei cittadini, come quelli di manutenzione e messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, in grado di evitare il ripetersi di casi quali quelli che da Enna a Nicosia hanno riempito le cronache dei giorni scorsi.

Naturalmente, sarà necessaria un’attenta verifica dell’efficacia di tale norma, al fine di garantire che gli enti territoriali sfruttino lo spazio concesso per fare investimenti e non per spese di natura corrente, ed è questa la vera sfida degli enti locali.


a cura di Gildo Matera