Però i botti ci sono, restano…
Di che parliamo?
Dei botti di una città approssimata, nella quale vive ed aleggia ancora lo spettro di un Pappagone che da personaggio formidabile ed irridente un’italietta che si avvicinava zoppicante alla parlata italiana, diviene docente massimo di schiere di approssimati e presuntuosi protagonisti.
Come ogni mattina dedico la prima ora della giornata a leggere le cronache ed i social e stamane, tra le urla adirate di Fiumefreddo, i redditi dei deputati, le critiche a destra e manca, trovo un bando, promulgato dalla associazione Bioarchitettura ONLUS, con la Università di Bolzano, su un “Laboratorio Progettuale di Specializzazione Post Laurea” da tenersi in Pergusa, Frazione di Enna, dal costo irrisorio di 1440 Euro più IVA, oltre le proprie spese di permanenza, per ogni formando.
L’idea, che già serpeggiava da tempo nelle diverse boutade dell’Assessore Comunale a Pergusa, Arch. Giovanni Contino, con il quale ho, ahimé, più volte dovuto incrociare verbo, pareva una bella cosa…
Pareva, si m’è d’obbligo dirlo.
Perché?
Subito detto:
Intanto l’area di Pergusa sottoposta a tutela dal provvedimento di istituzione della Riserva Naturale Speciale prevede che ai sensi del regolamento, così come recitato dall’Art. 5 dello stesso: “Attività di ricerca scientifica. In tutto il territorio dell’area protetta può essere svolta attività di ricerca scientifica da parte di soggetti qualificati autorizzati dall’ente gestore che può concedere solo a tal fine deroghe ai divieti specifiche, nominative e a termine. I risultati e le copie degli atti delle ricerche condotte dovranno essere comunicati e consegnati all’ente gestore e all’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente.”
Il che dà per automatico che lo stesso Laboratorio o non sia una attività di ricerca scientifica e quindi infine rappresenti analisi di brodacchia di cappero, o, evidentemente trasgredisce ad un obbligo di legge, tant’è che nonostante la espressa citazione sia della Riserva che del cd. Campo di germoplasma, non compare alcun simbolo né patrocinio dell’ente gestore.
Forse a Bolzano non si usa bussare alla porta quando si va a casa d’altri, li, teutonici, le porte le aprono con gli stivaloni di pelle nera.
Poi leggo con attenzione la descrizione della tematica, alcune ovvietà, il mito, il villaggio, il risanamento, la riserva, ed infine, tenetevi, l’Autodromo!!!
Direte subito eccolo, non voleva l’Autodromo, ed invece collodianamente no, miei “non più piccoli” lettori, hanno proprio sbagliato Autodromo!
Citano infatti “lo storico Autodromo della Targa Florio”.
Delle due l’una, o proprio non sono mai scesi al di là dell’Adige o proprio il nome di Pergusa è squagliato.
Io, personalmente rido amaramente e non posso che invitare quantomeno i probabili candidati a questa incredibile esperienza a valutare con attenzione l’eventualità di aderire ad una simile attività.
Scienza vuole che ci si informi, che si prenda contatto con il territorio, che si abbia la compiacenza di distinguere seriamente chi e cosa vive sui luoghi, in questo bando nulla di tutto ciò, non una menzione per il riconoscimento UNESCO, nessun coinvolgimento dell’Ente Gestore, nessun rispetto per le normative, nulla di nulla e un affronto chiaro e preciso alla memoria storica che, qualunque sia l’idea che ognuno di noi abbia per il futuro della conca, ben distingue la Targa Florio dall’anello di Pergusa.
Andate a cantare lo Jodel con Heidi e, magari, invitate pure chi vi ha chiamati in tali lande.
Buon Anno.
Giuseppe Maria Amato
Consulente Ambientale
Presidente CEA Sicilia