Pro Loco: storia dei gemellaggi leonfortesi

gemellaggioL’università popolare ha ricominciato le sue lezioni con la storia dei gemellaggi leonfortesi. L’11 gennaio di 25 anni fa si stringeva il gemellaggio fra Leonforte e Paranà. Paranà, che si trova nello stato argentino di Entre Rios, ha celebrato la ricorrenza nella piazza Leonforte, interessando la comunità tutta. L’Argentina ospitò moltissimi leonfortesi nei primi decenni del secolo scorso e i figli di quegli emigranti, coltivano ancora oggi l’immagine idealizzata della terra dei padri. Una terra che anche oggi produce frotte di migranti. Ancora oggi traditi dalla loro madre patria, avara di meritocrazia e giustizia sociale. Il professore Nigrelli, che ha curato la lezione di lunedì, ha voluto anche ricordare il gemellaggio con Raccuja, comune del messinese abbarbicato fra i Nebrodi e i Peloritani. Baronie dei Branciforti, Leonforte e Raccuja erano terre complementari per la biodiversità che li caratterizzava e per gli interessi economici dei fondatori. Contratti del tempo dimostrano il settimanale scambio di legnami e cereali, in groppa a muli e asini che percorrevano le trazzere, ancora oggi immutate. L’11 gennaio è una data ricca di eventi storici e lo storico Nigrelli non ha mancato di citare quello del 1693: il terremoto della Val di Noto che devastò l’area di Ragusa, Siracusa e Catania, toccando anche i comuni di Enna, Assoro, Agira e Leonforte e spingendosi fino al monte Altesina. La vastità del sisma non si ripetè più, il terremoto del 1908 di Messina e Reggio Calabria fu più contenuto geograficamente e così pure quello del Belice nel 1968. Il terremoto del 1693 portò morte e distruzione, ma grazie al desiderio collettivo di rinascita urbana e artistica dell’intera Valle, si realizzò pure quel patrimonio tardobarocco riconosciuto dall’ UNESCO. Le otto città del sud/est della Sicilia: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli furono tutte ricostruite dopo il 1693, nello stesso luogo o vicino alle città già esistenti. La Sicilia seppe allora rinascere più bella e maestosa e i balconi e i palazzi di Scicli, Noto e via Crociferi di Catania ancora oggi ne sono esempio.

Gabriella Grasso