Aidone. Il ritorno di Ade e i paradossi di sempre

ade serena1Il santuario di Demetra e Persefone a Morgantina ha restituito all’archeologia tre capolavori assoluti dell’arte greca, tre capolavori che risplendono di tanta luce da mettere in ombra gli altri reperti del museo di Aidone, pur frutto imponente di cinquant’anni di scavi scientifici. L’ultimo in ordine di tempo è la testa di Ade, che dopo trent’anni di peripezie nel mercato antiquario illecito, sta per tornare al sito di origine a fare compagnia alla grande Dea e agli Acroliti dal sorriso più enigmatico della Gioconda.
Ma c’è un paradosso in tutto questo, un paradosso che induce amare riflessioni, che non vogliono rovinare la festa del rientro, ma stimolare comportamenti virtuosi dell’autorità di tutela. Il paradosso sta nel fatto che il corteo di Dei provengono da un’area lasciata alla mercè dei tombaroli per oltre mezzo secolo, anche dopo la prima esplorazione ufficiale della Soprintendenza del 1979 che rivelò l’esistenza sul posto di una miniera di reperti. Un paese civile, che ama e valorizza non solo a parole il proprio patrimonio culturale, a quel punto avrebbe trincerato l’area sottoponendola a strettissima sorveglianza. Non solo, ma avrebbe cominciato a scavare anche con le mani e con le unghie, senza fermarsi mai sino a portare alla luce tutto quello che era celato nel sottosuolo. Ed invece non è successo nulla su entrambi i fronti, ad eccezione di una breve campagna di scavo della Soprintendenza nel 2004. E solo di recente è stata collocata una recinzione e creato un percorso per agevolare la fruibilità dell’area. Insomma, sapevamo di avere un tesoro a portata di mano e ce lo siamo fatto rubare nell’indifferenza e nella strafottenza che ci contraddistingue in materia di beni culturali. Nel frattempo, le magre risorse disponibili all’assessorato regionale competente sono state disperse in sagre, studi, consulenze, esposizioni all’estero e per Morgantina neppure le briciole. Infatti, ancora oggi, se non ci fosse la Forestale a togliere l’erba, il sito non sarebbe neppure praticabile.
Ma c’è un altro paradosso. La vicenda della testa di Ade che torna perché una giovane archeologa, libera professionista, volontariamente e a sue spese si è calata negli inferi dei magazzini del museo di Aidone, scovando un ricciolo che apparteneva alla scultura rubata, avrebbe dovuto innescare un lavoro di ricerca e di studio dei tanti reperti più o meno frammentari che giacciono ignorati da anni in quei magazzini. Non solo per dovere scientifico, ma per controllare se c’è in giro per il mondo qualche altro capolavoro rubato a Morgantina, che, come Pollicino, ha lasciato qualche traccia sul posto che consenta di portarlo a casa. Nulla di tutto questo, solo gli americani si prendono la briga ogni anno di rovistare tra le centinaia di cassette alla ricerca di ciò che serve ai loro studi. Eppure c’è chi giura, e chi scrive è tra questi, che dal santuario extraurbano di Morgantina è uscita qualche altra testa mozzata, ma di inestimabile valore, che non sappiamo dov’è. Sappiamo, invece, che le sue tracce sono in qualche cassetta di materiale dei magazzini di Aidone, dove basterebbe cominciare a “scavare” sul serio per avere delle belle sorprese.

Silvio Raffiotta