Omicidio Vanessa Scialfa: attesa la sentenza della Cassazione

Lo Presti ScialfaE’attesa per martedì prossimo 22 marzo, la sentenza della Cassazione sull’omicidio di Vanessa Scialfa, ammazzata barbaramente appena ventenne, il 24 aprile del 2012, dal convivente Francesco Lo Presti, che all’epoca dei fatti aveva 34 anni. In aula saranno presenti mamma Isabella e papà Giovanni, accompagnati dall’avvocato Eleanna Parasiliti Molica Lo Presti è stato condannato dal Tribunale di Enna, con rito abbreviato, a 30 anni di carcere. La sentenza è stata poi confermata nel febbraio dello scorso anno dalla Corte d’Appello. Una sentenza che non è piaciuta al legale di Lo Presti, l’avvocato Antonio Impellizzeri e all’omicida, reo confesso, che ne contestano le conclusioni. La corte d’Appello, infatti, non ha voluto autorizzare una ulteriore perizia collegiale per stabilire la capacità di intendere e volere del Lo Presti. L’uomo era già stato sottoposto a ben 4 perizie nel corso del primo grado di giudizio e alla fine i giudici avevano, comunque, concluso che Lo Presti era perfettamente capace di intendere e volere quando uccise la povera Vanessa. La sentenza della corte d’appello si spinge fino a negare la concessione dell’attenuante della provocazione e della confessione. Caduto, dunque, il movente, da sempre sostenuto dalla difesa che a fare scattare la furia omicida del Lo Presti sarebbe stata la gelosia. Il tentativo di fare passare la giovane Vanessa come una donna facile, violenta e infedele, è naufragato miseramente davanti alla debolezza di certi elementi e particolari riferiti dall’omicida nel corso della confessione.

Cadavere Vanessa Scialfa

Cadavere Vanessa Scialfa

L’uomo, infatti, ha raccontato di avere ucciso Vanessa al culmine di una lite dopo che la giovane lo avrebbe chiamato con il nome di un ex fidanzato con il quale la ragazza aveva intrattenuto una brevissima relazione, da adolescente. Per i giudici, dunque, Lo Presti ha mentito sul movente e, certamente, quando ha raccontato di avere assunto cocaina con la giovane prima di ucciderla. L’autopsia, infatti, ha confermato che Vanessa era pulita quando è stata uccisa. Il corpo della ragazza fu ritrovato il 26 aprile del 2012, in un fosso ai margini della miniera di Pasquasia. Fu lo stesso Lo Presti ad accompagnare la Polizia sul luogo del ritrovamento. La giovane conviveva con Lo Presti da soli 79 giorni quando fu prima strangolata con il cavo del dvd e poi finita con uno straccio intriso di candeggina. Ammazzata barbaramente e con crudeltà, ammazzata due volte quando Lo Presti provò a demolire la figura della giovane che per amore, a torto o a ragione aveva, contro la volontà dei genitori, abbandonato la casa familiare. Le illazioni sulle spigolosità del carattere di Vanessa, descritta a tratti come infedele e violenta, sono naufragate tutte nel corso dei processi, respinte con forza dalle avvocate della parte civile, che hanno lottato per avere una sentenza giusta e onorare così la memoria di una ragazza strappata alla vita quando ancora era giovane, troppo giovane. Agli atti rimane, invece, che Lo Presti era un uomo dalla personalità controversa, che non aveva esitato a rompere il naso alla ex moglie accusata ingiustamente, anche in questo caso, di tradirlo.

P.R.