Leonforte. Bibliotecando: quello che “Diaz” non dice

Scuola_Diaz_Genova_IrruzioneI fatti narrati nel film sono tratti dagli atti processuali e dalle sentenze della corte di appello di Genova per ciò le lunghe sequenze che mostrano le gravissime violenze agite dalla polizia alla Diaz e le torture praticate a Bolzaneto, rendono visibile quanto è avvenuto nella scuola e nella caserma in quel luglio 2001. Bibliotecando ha cominciato la sua seconda stagione con Diaz perché di luci e ombre o di diritti e rovesci questa volta vuole discutere. Capire la complessa realtà del nostro Paese è necessario se si vuole dirsi cittadini che non basta mettersi la mano sul petto quando la nazionale di calcio canta l’Inno. Conoscere quello che accadde in una scuola e in una caserma nell’Italia del 2001 non vuol dire insinuare il sospetto che l’ordine costituito debba essere discusso; fortemente coinvolti dalla ferocia delle violenze istituzionali si sono sentiti quanti ieri hanno assistito alla proiezione del film e inevase sono rimaste le tante domande a cui la “polizia” avrebbe potuto rispondere, se non fossero intervenuti altri improrogabili impegni a impedirlo. E’ l’efficacia del film, un pugno nello stomaco che non si dimentica. Una macelleria messicana fu la Diaz del 2001 e i processi e le condanne anche dalla Corte Europea non hanno prodotto quel reato di tortura che difetta in Italia, ancora. E troppo poco si disse e si dice sulle false prove prodotte dai poliziotti per giustificare quelle violenze. Alla Diaz dormivano manifestanti disarmati e inermi. Tanti testimoni hanno raccontato quelle efferatezze. Dopo Diaz: i due infermieri che denunciarono le torture di Bolzaneto hanno dovuto abbandonare l’amministrazione penitenziaria, il poliziotto che collaborò coi giudici si è trovato le quattro ruote dell’auto tagliate, il vice capo vicario della polizia Andreassi che scelse di non partecipare all’operazione della Diaz, ha avuto la carriera stroncata. Tutti fatti, questi, ampiamente documentati.
Fini, Scajola, Berlusconi, Roberto Castelli, allora ministro della Giustizia, a oggi risultano consapevoli ma irresponsabili. La politica sembra non aver avuto alcuna responsabilità e ancora molti della cosiddetta società civile insistono ancora sulla criminalizzazione del movimento, sostenendo la contiguità tra Genoa Social Forum e Black Bloc.
300.000 persone quel luglio 2001 erano a Genova, manifestavano il loro dissenso ai grandi della terra che la terra si spartivano a loro piacimento. Si parlò di mele marce eppure dagli atti processuali le violenze appaiono come azioni progettate e gestite da chi ancora oggi è ai vertici delle nostre istituzioni di sicurezza e tutto questo sta nella carte processuali, non nella fantasia di qualche estremista. Nel 2012 ad inchieste concluse il blitz della polizia alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, “deve essere qualificato come tortura”. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione. Il ricorso è stato presentato da Arnaldo Cestaro, 62enne all’epoca del pestaggio, militante vicentino di Rifondazione comunista che dalla Diaz uscì con fratture a braccia, gambe e costole che hanno richiesto numerosi interventi chirurgici negli anni successivi. La Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire alla vittima 45mila euro per danni morali. “Ciò che è accaduto alla scuola Diaz è un concentrato di violazioni della Convenzione dei diritti dell’uomo. Quella della Corte Europea è una decisione scontata”, afferma Enrico Zucca che, insieme a Francesco Cardona Albini, sostenne l’accusa. 25 condanne per 93 arresti e 60 feriti, due dei quali molto gravi.
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Data l’aspra critica al film che ha aperto la seconda stagione di Bibliotecando “sovversivo. Da centro sociale” la dottoressa Irene Varveri ha dichiarato che il comitato sta vagliando la possibilità di rivedre i titoli già scelti e che “la tentazione di optare per la saga di Ficarra e Picone è molto forte, ma la Matassa ci da pensiero.. potrebbe incupire qualche anima bella”.

Still Life aspetta i coraggiosi: 13 maggio sempre all’Ecomuseo, sempre alle 18,30.


Gabriella Grasso