A chiedere di essere considerato sindacabile, in modo di poter affrontare il giudizio per il reato di diffamazione senza avere lo scudo riservato ai parlamentari, era stato lo stesso Giarrusso prima che la Giunta si pronunciasse sul suo caso. “Io – è la dichiarazione del senatore 5Stelle – inviterò i miei colleghi a votare contro l’insindacabilità perchè nei tribunali voi sarete condannati, non io, vi dovete vergognare”.
In realtà, ha ricordato nell’Aula del Senato il relatore Andrea Augello (Cor), “Giarrusso sin dall’inizio dei lavori della Giunta aveva sostenuto esattamente il contrario, e cioè che aveva pronunciato quelle frasi (contro l’esponente del Pd Maria Gaetana Greco, ndr) nell’esercizio del suo mandato di parlamentare. Tesi sostenuta in ben due memorie difensive”. “Poi ci ha ripensato – ha sottolineato Lucio Malan (FI) – e questo è legittimo”. Così l’Aula ha votato a voto palese la sindacabilità di Giarrusso con l’assenso di tutto il gruppo M5S nonostante Enrico Buemi (Psi) e Mario Ferrara (Gal) avessero chiesto quello segreto.
Ieri, in seguito al voto su caso Berlusconi-Olgettine, alcuni senatori dem avevano ipotizzato uno scambio tra un eventuale voto a favore dell’insindacabilità di Giarrusso in cambio con i voti a favore della vicenda dell’ex Cavaliere. Ma le cose sono andate in modo diverso da quella previsione. E così i grillini, con il senatore M5s Stefano Lucidi, si sono scatenati. “Il Pd – ha attaccato Lucidi – per coprire chi nel suo partito con il voto segreto ha votato a favore di Berlusconi, si era inventato un fantomatico patto M5s-Fi per ‘salvare’ Giarrusso. Il voto di oggi smentisce nei fatti l’ipotesi”. Il Pd ha affidato la replica al senatore Franco Mirabelli. “L’inciucio in corso tra
M5s e Fi, dalle amministrative in poi, è sotto gli occhi di tutti. Quelle andate in onda ieri nell’Aula del senato sul caso Berlusconi-Olgettine sono state prove tecniche di referendum, un patto scellerato solo contro il Pd, contro le riforme, il cambiamento, la ripresa del Paese”.
ALBERTO CUSTODERO per Repubblica