Cuspide cattedrale Nicosia, Soprintendente di Enna propone rivestimento in “rame antichizzato”. Nota di Italia Nostra Sicilia

nicosia cattedrale 2016 - particolare scandaloso scandoleNel corso del Consiglio Comunale di Nicosia di lunedì 25 luglio 2016, il soprintendente dei Beni Culturali e Ambientali di Enna, arch. Salvatore Gueli, ha dichiarato di voler rinunciare alla realizzazione della cuspide in scandole di plastica policroma e di aver scelto, invece, un rivestimento in “rame antichizzato”. La proposta di istituire un tavolo tecnico per il restauro della Cattedrale di Nicosia non è stata accettata.


Con riferimento alla lunga e controversa opera di restauro della Cattedrale di Nicosia e, specificatamente, in ordine al rifacimento della cuspide della sua torre campanaria, si invia la seguente NOTA da porre all’attenzione del Consiglio Comunale di Nicosia. (L. J.)

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio definisce in questi termini il restauro, all’art. 29, comma 4: “Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene storico-artistico, attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione e trasmissione dei suoi valori culturali”.

Il Codice si rifà ad un lungo e raffinato percorso di definizione teorica del restauro, con riguardo ai due aspetti essenziali: il problema della conservazione della materia originale (“integrità materiale”) e il problema della conservazione e trasmissione dei valori culturali. Al restauro non è delegata solo la funzione di conservare l’immagine, l’aspetto visivo, ma anche di conservare e trasmettere le informazioni tecniche e culturali codificate nel bene culturale oggetto di intervento. In relazione all’atteggiamento adottato rispetto alla conservazione della materia originale, gli orientamenti teorici che stanno, al giorno d’oggi, alla base della prassi del restauro in Italia confluiscono in tre tendenze: il restauro critico, il restauro di ripristino, il restauro puramente conservativo.

Il restauro critico è un approccio metodologico al restauro formulato da Cesare Brandi, dirigente di Italia Nostra, storico dell’arte e direttore, per un lungo periodo, dell’Istituto Centrale del Restauro (oggi Istituto Superiore per il Restauro e la Conservazione). Il restauro critico propone il progetto di restauro come una “lettura” del monumento, da conservare nella sua stratificazione storica, tra immagine e materia, nella forma in cui ci è pervenuto. Questo è l’approccio che si avvicina di più a quanto definito dalla normativa vigente, poiché l’intervento tende a conservare il massimo delle informazioni contenute nel bene, operando però una scelta per identificarne i valori.

Cattedtale-di-NicosiaIl restauro di ripristino è un approccio teorico che riprende alcune correnti di pensiero dell’Ottocento (quale ad esempio il restauro stilistico). A livello molto schematico, si potrebbe dire che promuove il completamento di alcune parti mancanti di un monumento, o la trasformazione di alcuni elementi, allo scopo di ricostituire una forma ideale del monumento, esistita, o che si suppone che sia esistita, nel passato. Uno dei limiti di tale corrente di pensiero è l’arbitrarietà delle scelte progettuali: spesso le fonti iconografiche a cui si attinge sono relative e imprecise. Ad un altro livello interpretativo, si potrebbe dire che tale approccio è un tentativo di abolire il tempo trascorso e l’evoluzione dell’opera.

Il restauro di pura conservazione (tra gli esponenti di tale tendenze sono Mario Dezzi Bardeschi, Stella Casiello) richiede la rigorosa conservazione del manufatto nella completezza delle sue stratificazioni e la conservazione della patina, come segno della trasformazione della materia nel tempo. È comunque considerata lecita la rimozione motivata di alcune aggiunte che deturpano l’aspetto visivo del monumento, aspetto che avvicina tale linea concettuale al restauro critico.

La Città di Nicosia aspetta da decenni di poter rivedere, libera dalle impalcature di cantiere, la possente torre campanaria della sua Cattedrale. La Cattedrale di San Nicolò di Bari, eretta nei primi decenni del 1300, sotto il regno di Federico II d’Aragona, è il più importante luogo di culto della città, sede della Diocesi di Nicosia. Al suo interno sono presenti opere di Antonello Gagini e di Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto. Al di sopra della volta a botte di stampo neoclassico, si conserva un sorprendente soffitto ligneo a capriate, interamente dipinto, peculiare opera pittorica siciliana del Quattrocento, per il quale, ad oggi, non è stata trovata un’adeguata soluzione volta alla sua fruizione-valorizzazione. La chiesa è stata dichiarata monumento nazionale il 21 novembre 1940.

Il restauro della torre, a cura dei tecnici della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Enna, sembrerebbe volgere al termine. Ma i lavori di rifacimento della cuspide stanno suscitando forti dubbi, polemiche, sconcerto. Esposti e denunce. Come ben sappiamo, il recente progetto di variante relativo al rifacimento della cuspide prevede una struttura portante in acciaio e legno ed un rivestimento con scandole di materiale plastico dai colori vivacissimi. Sgargianti. Una soluzione che non possiamo non definire impropria. Surreale. A questo punto, nell’auspicio che i lavori di restauro vengano completati al più presto ed in modo adeguato, rispondendo alle richieste dei cittadini e di alcuni consigliere comunali, si propongono qui – sinteticamente – tre soluzioni possibili.

1) Si utilizzi la struttura portante in acciaio e legno – di forma conica – già realizzata, rivestendo la stessa con sottili lastre di piombo;

2) si realizzi una nuova cuspide, aperta, utilizzando elementi lineari in acciaio che ne ridisegnino in forma astratta la peculiare forma conica;

3) si completi il restauro della torre campanaria rinunciando alla realizzazione della nuova cuspide.

Leandro Janni – Presidente del Consiglio Regionale di Italia Nostra Sicilia


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