Cronaca di un’estate di fuoco annunciata

incendio campo granoCon l’arrivo della stagione calda, la piaga degli incendi secondo un rituale consolidato, ha cominciato a devastare il già ridotto e sofferente patrimonio boschivo siciliano, mostrando una intensità e una violenza scientificamente pianificate e selettivamente indirizzate a colpire aree di pregio e di valore naturalistico, turistico e culturale. Nell’ennese in particolare la dimensione e l’efficacia dell’attacco lascia sgomenti : in meno di tre settimane migliaia di ettari di bosco sono stato ridotti in cenere. La riserva naturale di monte Altesina è stata definitivamente annientata anche nelle aree sommitali scampate al tragico rogo di tre anni fa, quando diverse aziende agricole, mezzi e bestiame furono spazzati via,perdite che si sono purtroppo ripetute ancora oggi. Preso di mira e gravemente danneggiato il parco minerario di Floristella, e, quasi in contemporanea, appiccati incendi tra Grottacalda, il parco della Ronza, Balatella, Bellia con conseguenze gravissime su flora e fauna. La vastità delle aree interessate, la concomitanza temporale dello sviluppo di diversi fronti di fuoco, la scelta delle condizioni atmosferiche più propizie alla ottimizzazione del danno lasciano fondatamente intravedere una unica ed efficiente regia criminale, capace di muovere sul territorio e simultaneamente diverse squadre di piromani.
Alla lucidità, velocità e coordinamento di una strategia militarmente pianificata si contrappone una vasta e inefficiente armata di precari forestali, il cui compito, come in un copione già scritto, è quello di contenere i danni, essendo affidata a canadair, elicotteri, e ai più professionali presidi dei Vigili del fuoco lo spegnimento effettivo. A tutti costoro occorre dire grazie. Quello che vistosamente difetta è la capacità di prevenzione del fenomeno, e la comprensione per affrontarlo. Occorre prendere atto che il farraginoso sistema regionale siciliano nel suo insieme non ha intelligenza profonda del fenomeno e che comunque non basterebbe, come sostiene LegAmbiente, riportare sul territorio, togliendoli dagli uffici, agenti e funzionari della Guardia Forestale. Andrà fatto ma non basterà. Una vera conoscenza del fenomeno richiede l’impiego non occasionale di investigatori delle forze dell’ordine e della stessa magistratura, perchè l’emergenza incendi in Sicilia è un fenomeno di criminalità organizzata che non lascia alcunchè al caso e non improvvisa, ma persegue obiettivi precisi di controllo del territorio e di arricchimento illecito nel tempo. Poniamoci alcune semplici domande: Esiste intesa tra chi appicca incendi e chi li spegne? I piromani, raramente individuati, beneficiano di una rete di connivenze e omertà? Qualcuno fa il doppio gioco?- Che futuro hanno i terreni incendiati: possono essere rimboschiti tra qualche anno? Essere acquistati, se privati, a prezzi di saldi? Essere assegnati se di proprietà demaniale? Può falsificarsene la proprietà?- In questi casi i contributi dell’UE potrebbero andare ad assegnatari o a neo proprietari, o a falsi proprietari? Alla mafia interessano solo i nuovi mercati, il riciclaggio dei capitali sporchi, o la vecchia e solida zolla è sempre un affare da coltivare con profitto? Perchè nella Sicilia interna è rinato il latifondo? Chi sono questi nuovi(e non numerosi) neo-latifondisti? Perchè un territorio desertificato e spopolato può essere considerato un buon affare, per farne cosa e da chi secondo voi? Potremmo continuare.
Da tempo noi di “Fuori dal Coro” abbiamo denunciato che all’inefficace controllo del territorio da parte dello Stato corrisponde il consolidamento di una signoria mafiosa che tende ad espellere dalla propria area di pertinenza ogni presenza antropica ed economica alternativa, a intimidire e sabotare ogni progetto di riscatto e di rinascita attraverso la valorizzazione delle risorse locali. Per questa ragione gli obiettivi da attaccare con gli incendi sono le riserve naturali, le aree di pre-riserva, gli enti parco, che attraggono persone,movimenti, idee, controlli. Ancora oggi molti non capiscono o fanno finta di non capire, o si sorprendono, nonostante l’attentato di pochi mesi fa al presidente del parco dei Nebrodi, dr. Antoci, parlasse chiaro; come altrettanto chiaramente le indagini della magistratura messinese sull’assegnazione di favore di migliaia di ettari di demanio tra Troina e Cesarò a conduttori organicamente legati alle mafie agro-pastorali di Tortorici avessero fatto capire per tempo quali direzioni avrebbe preso la campagna estiva della criminalità mafiosa. Che Floristella sarebbe stata presa di mira fa parte di una cronaca annunciata, perchè ha rappresentato e rappresenta tuttora nella coscienza di molti un simbolo nella lotta per la riaffermazione dello Stato, un esempio virtuoso di rinascita sul piano civile ed etico delle comunità locali,un possibile modello, se realizzato, di sinergia tra sviluppo economico e cultura della legalità. Ma poteva continuare ad esistere quella sorprendente agorà che attirava flussi di visitatori da ogni angolo della Sicilia, che ospitava campi scout, scuole,associazioni, cittadini, turisti per partecipare alle iniziative messe in essere dall’ing. Giuseppe Lupo, Presidente dell’Ente Parco?
Sicuramente si, in una terra normale. Ma in una terra come la nostra, dove il non utilizzo di un bene determina una usucapione di fatto da parte del prepotente più prossimo, non poteva certo durare. E così finì di durare. Giuseppe Lupo si dimise e quella primavera appena germogliata si isterilì. A nessuno interessò veramente di sapere perchè lo fece.
Forse a ben guardare, in quella vicenda subito accantonata avremmo potuto ante-vedere se non direttamente i fatti accaduti negli ultimi due anni almeno il loro senso.

Comunicato dell’Associazione Antimafia Fuori dal Coro, Enna

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redazione-vivienna