Agli inizi degli anni 40 don Giuseppe Parano donò una statua di Santa Rita alla chiesa della Mercede, affidandone la cura del culto alle sorelle Fregati, maestre di classi femminili. Fu nel 1945 che nacque la Pia Associazione delle Consorelle di Santa Rita e fu l’11 dicembre del 1978 che venne approvato e registrato lo statuto dell’associazione, esclusivamente femminile. La vara, leggera come la statua, è portata in processione dalle consorelle e dalle donne che pur non indossando il “vutu”, nero con cingolo bianco come quello monacale della Santa, possono portare la Santa, dispensatrice di grazie e miracoli, il 22 di maggio dopo i 15 giovedì e la novena a lei dedicati . Al tempo in cui la scuola media e il ginnasio erano al palazzo Gussio, vicino alla Mercede, innumerevoli studenti impreparati o desiderosi d’amore passavano davanti la chiesa per una veloce raccomandazione alla Santa, “avvocata” degli “impossibili”. Rita è uno dei nomi più diffusi a Leonforte o almeno lo era prima che gli impronunciabili inglesismi prendessero il sopravvento sui tradizionali Maria e Carmelo. Oggi è meno frequente che nel passato, ma ancora c’è chi ha la devozione di “fari ‘u viaggiu” e di omaggiare la Santa delle rose, care all’agiografia ritiana. Si racconta infatti che nel gennaio del 1457 la Santa, malata, ebbe il dono di una rosa di Roccaporena, suo paese natale innevato e incompatibile col clima necessario alle rose. Il miracolo viene ricordato nel fiore che adorna la vara della Santa e che poi si appoggiano sui cuscini dei sofferenti per auspicarne la serenità e la guarigione. La processione a Leonforte è assai partecipata e da sempre accompagnata dal canto femminile che si alterna alla banda musicale.
Gabriella Grasso