Irene Varveri meritevole del premio Basile XV edizione

irene-varveri-premio-inailLa dottoressa Irene Varveri meritevole del premio Basile XV edizione.
Il comitato scientifico della XV edizione del Premio Basile per la formazione nella PA ha conferito alla sede di Enna la segnalazione di merito nella sezione “processi formativi” per la realizzazione del percorso “con…tatto in acqua”.
Dottoressa Varveri anche quest’anno un suo progetto ha meritato il Basile.
Il progetto dell’INAIL mi ha permesso di accompagnare un giovane infortunato in un percorso di riabilitazione.
Ci racconti.
Un giovane uomo perde, per una serie di infelici concause, la vista e con la vista ogni prospettiva di autonomia e di realizzazione personale. Sembrava impossibile ridestarlo dall’apatia del corpo e dello spirito che lo attanagliava dal 2012. L’Inail per il reinserimento nella vita di relazione aveva previsto una serie di iniziative ed una, in particolare, ci è parsa perfettamente calzante al caso: la familiarizzazione con l’acqua. Nella piscina comunale di Enna un istruttore ha aiutato il giovane a recuperare il contatto graduale con l’ambiente circostante a partire dall’acqua.
Una rinascita si potrebbe dire
Si una rinascita. Ad ogni incontro seguiva un colloquio psicologico per valutare le ansie e le paure ma anche le motivazioni e le aspettative.
Le paraolimpiadi ci hanno dimostrato come lo sport possa aggiustare una vita rotta così è stato per il vostro assistito?
Il percorso gli ha permesso di prendere coscienza con la sua nuova condizione attraverso lo sfruttamento massimo delle sue inespresse risorse.
La disabilità può dunque disvelare nuove abilità?
Le incognite dell’esistenza ci pongono davanti a imprevisti di ogni sorta e rimettersi in gioco e riprovare a prendersi la vita è necessario anche se non sempre fattibile.
Filippo Basile fu assassinato il 5 luglio del 1999 a Palermo da Antonino Velio Sprio un collega di cui lo stesso Basile aveva avviato le pratiche di licenziamento perché accusato di associazione a delinquere. Un premio all’impegno e un riconoscimento all’etica professionale dunque.
Quest’anno la vedova Basile ha assistito alla cerimonia di premiazione ed è stato un valore aggiunto per me.
Cosa vuol dire per lei questo riconoscimento?
Il contatto quotidiano con il dolore e la disperazione di chi teme di non poter più sfamare la famiglia per un incidente sul lavoro ti disorienta assai spesso. Sapere di potere aiutare concretamente un uomo a ritrovarsi anche se “difettato” è uno sprone continuo. E’ un obbligo a cui non voglio e non posso sottrarmi. I riconoscimenti pubblici sono entusiasmanti, ma il grazie commosso di chi non si è sentito abbandonato dallo Stato lo è di più.
Grazie dottoressa Varveri. Grazie Irene.
Da gennaio a luglio di quest’anno i morti sul lavoro sono 562. Persone che escono di casa per andare a lavorare e che sul posto di lavoro trovano la morte: morti bianche le chiamano. Secondo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sulla base di dati Inail lo scenario che si apre sugli infortuni mortali in Italia è tragico:80 vittime al mese, 20 infortuni mortali a settimana. Il Sud Italia continua a registrare il dato più drammatico, con un’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa pari al 28,2% per milione di occupati contro una media nazionale di 18,6. Il settore delle Costruzioni è quello che registra il maggior numero di vittime con 50 casi mentre si posizionano al secondo posto le Attività Manifatturiere con 46 decessi. Gli stranieri deceduti sul lavoro da gennaio a luglio 2016 sono 62, il 14,9% del totale e le donne 27. La fascia d’età più colpita,il 33,8% di tutte le morti rilevate in occasione di lavoro, è sempre quella compresa tra i 45 e i 54 anni. Tuttavia, l’incidenza più elevata coinvolge come sempre coloro che hanno oltre 65 anni. Morire di lavoro o di mancanza di lavoro non è degno di un Paese civile.


Gabriella Grasso