Valguarnera. In stallo l’Ente Parco di Floristella

Floristella Grottacalda PalPennisiValguarnera. «Non bisogna sottovalutare la valenza territoriale del Parco di Floristella e le sue potenzialità turistiche e culturali. Lo dico convintamente e l’ho ribadito più volte a quei sindaci che pensano di uscirsene per puro calcolo economico». Esordisce così l’on. Luisa Lantieri quando le si chiede sull’aria che tira in giunta regionale circa il futuro dell’Ente parco minerario Floristella-Grottacalda. Un ente ancora senza consiglio d’amministrazione il cui presidente, Rosario Cultrone, non può procedere alla sua costituzione se non si modifica lo statuto riducendo da 10 a 3 il numero dei componenti. Ciò, in ottemperanza al decreto dell’assessore ai Beni culturali Carlo Vermiglio emanato nel luglio scorso sulla base della legislazione che ridefinisce gli organi di amministrazione degli enti regionali. Un decreto che, a detta di molti, presenta delle discrasie tali da impedirne la pubblicazione sulla Gurs, inficiandone quindi l’esecutività. E da qui lo stallo che impedisce all’Ente Parco persino l’approvazione del bilancio di previsione per l’anno corrente e ogni altra attività di gestione e programmazione.

Ma oltre questo, preoccupa l’eccessiva riduzione del numero di componenti che metterebbe fuori dal Cda gran parte dei comuni che finanziano e partecipano ope legis alla gestione del Parco e che vedrebbero ridotto il loro potere deliberativo a una mera presenza consultiva a tutto svantaggio del territorio. Infatti, con soli tre componenti il Cda dell’Ente risulterebbe formato dal presidente e da un dirigente di ruolo nominati dal presidente della regione e dall’assessore ai Beni culturali. A quest’ultimo, stando al decreto, toccherebbe anche la nomina del terzo componente su designazione collegiale fatta dai cinque enti partecipanti nel Parco (comuni di Aidone, Valguarnera, Piazza Armerina, Enna ed ex provincia). Invero, la legge prevede anche «le particolari esigenze» che consentirebbero di mantenere almeno a 5 il numero dei componenti nei consigli d’amministrazione, ma questa norma contenuta nella finanziaria regionale del 2015 pare non si possa o non si voglia applicare.

«Il taglio eccessivo del numero dei componenti del Cda ridarebbe forza a quelle posizioni che vorrebbero recedere dalla presenza nell’Ente ­– continua Lantieri – E ne ho anche parlato in giunta regionale con l’assessore Vermiglio a cui ho sollecitato, intanto il decreto e la stessa modifica dello statuto che pare debba essere predisposto dai Beni culturali, non mancando di sottoporgli la questione della rappresentanza territoriale in seno al nuovo Cda».

Salvatore Di Vita