Leonforte. Università popolare riprende le lezioni alla Proloco

Università popolare leonforte“U chianu ‘a scola”. L’università popolare ha ripreso le lezioni alla Proloco. Ogni lunedì pomeriggio si discorrerà di luoghi e memoria paesani, senza dimenticare il Paese, che a dicembre è chiamato ad esprimersi su una riforma divisa e “apocalittica”. La prima lezione ha riguardato “ U chianu ‘a scola” ossia la dicitura ritrovata, per caso, dal professore Vanadia e tanto cara ai leonfortesi. “U chianu ‘a scola” è Piazza IV Novembre: il cuore del curtigghiu tavachino e infatti“chi si dici o chianu ‘a scola?” è l’incipit di ogni conversazione seria e faceta. Piazza IV Novembre nacque nella prima metà del secolo scorso, già nel 1929 il progetto attuale era stato depositato , per omaggiare i 110 morti e gli innumerevoli feriti del primo conflitto mondiale. Il monumento che elenca i nome dei caduti della prima guerra mondiale è stato realizzato da un architetto catanese e montato dalla ditta Mustica. La piazza sorge su una parte dell’ampio maneggio voluto dal principe fondatore. In un documento del1651 si legge che la spianata della scuola equestre toccava: porta San Filippo, i Pipituna, il Casino Capra, dietro l’attuale chiesa dell’Annunziata , il Piano dell’albero, piazza Giulia o chianotta e il Cernigliere. La topografia difforme della scuola era necessaria ai cavalli della prestigiosa scuderia del Branciforti. La scuola subì riduzioni e mutamenti nel corso dei successivi regnanti: dopo l’alluvione del 1740 si costruì un monastero di frati francescani con annessa infermeria in una parte della scuola e in un’altra una fontana, necessaria a servire il numeroso abitato, che nel 1812 è così fitto da necessitare di una chiesa, la Annunziata. Nello stesso periodo i baroni Carella edificano il loro palazzo nella piazza adiacente la piazza IV Novembre e del vecchio piano della scuola rimane ben poco. Questa la storia del “chianu ‘a scola”. L’università popolare ha, per le ragioni di cui sopra, inoltrato al sindaco una richiesta per tutelare quella pietra che racconta un pezzo di storia paesana e per ciò merita di restare ben visibile a chiunque voglia leggerla.

Gabriella Grasso