I tre soggetti alla vista degli agenti del N.O.P., anziché dare esecuzione agli ordini verbali da quest’ultimi impartiti, circa lo scarico delle armi e relativa identificazione, intraprendono una fuga roccambolesca all’interno del fitto bosco di conifere, che si è conclusa dopo qualche centianio di metri, allorquando sono stati raggiunti dagli agenti forestali. I tre avevano tentato anche di nascondersi all’interno di anfratti costituiti da fitta vegetazione, ma sono stati prontamente scoperti dagli agenti che hanno proceduto alla loro identificazione con il contestuale ritiro e sequestro delle armi e delle munizioni in loro possesso, utilizzati per l’attività di bracconaggio.
A seguito delle violazioni penali di cui si sono resi responsabili ed in ottemperanza alle disposizioni dalla legislazione venatoria, i tre soggetti rischiano in caso di condanna la confisca delle armi e mezzi di caccia, oltre alla sospensione del porto d’armi.
Il personale del N.O.P. nel corso dei controlli periodici, spesso si è imbattuto in atti di vandalismo perpetrati da bracconieri senza scrupolo, che al fine di ricorrere ad inutili scuse giustificative della loro presenza all’interno di aree protette, vandalizzano la recinzione e le tabelle che indicano il divieto di caccia, allo scopo di ricorrere nelle attenuanti nel caso in cui vengono sorpresi o nel corso del conseguente processo penale.
Purtroppo detta pratica non restituisce i frutti sperati in quanto numerose ed affermate sentenze della corte di cassazione penale hanno confermato che la mancata posa in essere delle tabellazioni indicante i confini della riserva, non esclude il dovere giuridico di esaminare la cartografia allegata al decreto istitutivo, al fine di conoscere in concreto i confini della riserva medesima.