Enna. Disabili, porte chiuse per l’associazione “Madre Teresa di Calcutta”

Enna. Le istituzioni, quando si parla di persone disabili, spesso a parole dimostrano grande sensibilità alle problematiche di chi i problemi ce li ha davvero. A Enna di tanti ragazzi diversamente abili, seppur con i suoi limitati mezzi e senza una struttura dove operare organizzandosi alla meno peggio, per non lasciarli soli, si fa carico l’associazione “Madre Teresa di Calcutta” sezione dell’Aias. Le famiglie, con il presidente Pino Adamo, da anni stanno tentando di ottenere in concessione dei locali ma finora nessuna autorità ha risposto, infischiandosene persino di una petizione popolare sottoscritta da quasi duemila cittadini. Adamo bussa alle porte di Comune e vari enti per ottenere in comodato d’uso uno dei tanti locali pubblici chiusi e sparsi per la città per realizzare un centro, il cui progetto, di grande valenza umana e sociale, mira al miglioramento della qualità della vita dei soggetti con disabilità fisica o psichica. Il Comune come al solito risponde che di locali non ne ha, “ma io che ho fatto l’amministratore di questa città –afferma il presidente Adamo- so che non è così”. Intanto, alle picche del Comune si apre uno spiraglio con l’Asp di Enna con la quale, dopo la richiesta di concessione locali di proprietà dell’azienda, seguono numerosi incontri con i responsabili di settore e sopralluoghi da parte di tecnici. Si individua e si opta per la concessione dei locali dell’ex poliambulatorio collocato in prossimità del campo di atletica leggera di Enna bassa; una struttura costruita “su un terreno fondale soggetto a processi di disgregazione ed erosione” e, per tanto, a seguito di una perizia geologica, dichiarata “inagibile ed inutilizzabile”. L’Asp avvia la procedura ad evidenza pubblica per l’assegnazione in concessione, dove sono elencate anche tutte le opere necessarie per il totale ripristino dell’immobile che, ovviamente, dovranno essere a carico del concessionario, così come “tutte le autorizzazioni urbanistiche relative all’immobile e per lo svolgimento delle attività richieste”. “Inviamo la documentazione –spiega Adamo-, confermando anche l’impegno dell’associazione a modificare i locali, a proprie spese, e a realizzare tutte le opere esterne, assolutamente necessarie e urgenti, per l’adeguato ripristino delle condizioni di stabilità e di sicurezza dell’immobile; siamo gli unici a partecipare alla gara ma veniamo esclusi perché la nostra associazione non risulta iscritta all’albo regionale delle onlus. Abbiamo provveduto –conclude Adamo- a fare ricorso anche perché la nostra associazione è una sezione dell’Aias che è una onlus, ma purtroppo non c’è stato niente da fare. L’Asp preferisce abbandonare i propri locali e dichiararli inagibili piuttosto che utilizzarli a fini sociali affidandoli ad associazioni di volontariato che assumono l’impegno di metterli in sicurezza. Io non mi arrendo, perché sento forte il dovere di continuare a cercare soluzioni e risposte adeguate al nuovo sistema di vita delle famiglie e delle persone sofferenti”.

Giacomo Lisacchi